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Beni culturali a Napoli: sigilli a Villa Ebe e Cimitero Colerosi

Beni monumentali e vincolati abbandonati al degrado. Scatta il doppio blitz dei carabinieri a Napoli.

I militari dell’Arma all’alba di oggi hanno apposto i sigilli a Villa Ebe, a Monte di Dio, e al Cimitero dei Colerosi, nel quartiere Poggioreale.

Nel primo caso si è trattato di un sequestro preventivo, nel secondo di natura probatoria in quanto scaturito da una precedente indagine su un cantiere abusivo, adiacente al camposanto, che ha innescato una lunga serie di danneggiamenti, forse irreversibili, alle tombe.

Il primo bene storico a finire nel mirino della Procura partenopea è stato Villa Ebe. La struttura gotica di Santa Lucia, stando a quanto accertato dal pool investigativo coordinato dall’aggiunto Vincenzo Piscitelli, nonostante il vincolo al quale è sottoposta, è stata lasciata senza manutenzione tanto da essere interessata da alcuni crolli e cedimenti strutturali. Non solo, al suo interno si era anche insediata da qualche tempo una coppia di cittadini polacchi, che abusivamente l’avevano di fatto trasformata nella propria residenza. I due stranieri sono stati sgomberati e sono ancora in corso ulteriori accertamenti per individuare eventuali responsabilità penali da parte della proprietà.
Villa Ebe appartiene infatti al Comune di Napoli, che adesso dovrebbe anche farsi carico della messa in sicurezza dell’area.

Palazzo San Giacomo è poi anche titolare del secondo monumento finito sotto sequestro: vale a dire il Cimitero dei Colerosi. In questo caso, se possibile, i danni quantificati sono stati ancora più ingenti e forse irreversibili. Procura e carabinieri hanno infatti accertato che la ditta che aveva aperto un cantiere in prossimità del camposanto, aveva utilizzato quest’ultimo come sversatoio a cielo aperto per i materiali di risulta.

Numerose tombe sono state così interamente coperte e danneggiate. Gli investigatori hanno inoltre riscontrato il cedimento di un muro, la cui caduta ha distrutto tredici sepolcri. Per questa vicenda c'è al momento un unico indagato: il titolare del cantiere, che avrebbe originato lavori e sversamenti illegali.

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