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Mottarone, iniziati gli interrogatori. Il racconto di un calabrese: "Noi vivi solo per fortuna"

Sono iniziati nel carcere di Verbania gli interrogatori dei tre fermati mercoledì scorso per l’incidente della funivia del Mottarone che ha causato domenica scorsa 14 morti

L'entrata della funivia del Mottarone alla quale sono stati apposti i sigilli

Il procuratore della Repubblica di Verbania Olimpia Bossi è arrivata al carcere di via Castelli dove tra poco inizieranno gli interrogatori di garanzia dei tre fermati per la tragedia della funivia del Mottarone.

Insieme al procuratore Bossi al carcere di Verbania anche il gip Donatella Banci Bonamici e sono da poco iniziati nel carcere di Verbania gli interrogatori dei tre fermati mercoledì scorso per l’incidente della funivia del Mottarone che ha causato domenica scorsa 14 morti, tra cui due bimbi, e un ferito grave, il piccolo Eitan di 5 anni ancora ricoverato.

Il primo ad essere ascoltato è il caposervizio dell’impianto Gabriele Tadini, difeso dal legale Marcello Perillo, che già martedì sera ha reso le prime ammissioni spiegando di aver deciso lui di piazzare e mantenere i forchettoni sulle ganasce che hanno disattivato il sistema frenante d’emergenza, che non è scattato quando il cavo traente si è spezzato.  E lo ha fatto, come quasi «abitualmente» nell’ultimo mese, per evitare blocchi della cabinovia dovuti alle anomalie dei freni. Così però quando la fune si è spezzata la cabina numero 3 non è rimasta agganciata al cavo portante ed è volata via. Tadini dovrebbe confermare questa versione e la difesa chiederà che venga messo almeno ai domiciliari.

Per il procuratore Olimpia Bossi e il pm Laura Carrara (presenti agli interrogatori), che hanno chiesto per tutti la convalida del fermo e di custodia in carcere, la scelta di Tadini, come da lui stesso chiarito, sarebbe stata avallata per motivi economici dal gestore Luigi Nerini (avvocato Pasquale Pantano) e dal direttore di esercizio Enrico Perocchi (legale Andrea Da Prato), che saranno interrogati subito dopo. I due potrebbero negare di aver saputo dell’uso dei forchettoni. Poi, sarà il gip Donatella Banci Buonamici a dover decidere sulla convalida e sull'eventuale misura cautelare. Per la Procura ci sono tutte le esigenze cautelari: pericolo di fuga, di reiterazione del reato e di inquinamento probatorio. Fuori dal carcere, intanto, una persona manifesta con un cartello con su scritto «se colpevoli, ergastolo». Il primo dei legali dei fermati per il disastro della funivia del Mottarone ad arrivare al carcere di Verbania è stato l’avvocato Pasquale Pantano che difende Gigi Nerini, il titolare della società di gestione dell’impianto. Entrando nella casa circondariale non ha rilasciato dichiarazioni.

Intanto una testimonianza di quanto vissuto sulla funivia arriva da Claudio Nicolazzo, assicuratore calabrese di Platania, che vive e lavora a Zurigo: "La struttura appariva molto vecchia e poco curata, non al livello di un polo turistico come quello. Abbiamo aspettato il nostro turno, poi abbiamo visto arrivare il gruppo di persone che purtroppo è rimasto coinvolto nell’incidente. I nostri figli si sono messi a giocare e parlare con gli altri bambini, per ingannare l’attesa. Siamo saliti e la mia impressione, non da esperto ma da semplice utilizzatore di impianti visto che spesso vado a sciare, sia in Italia che in Svizzera dove risiedo, non è stata del tutto positiva. Non abbiamo avuto nessuna percezione dell’incidente, perché non si è sentito nulla: nessun rumore né altri indizi che potevano far pensare a qualcosa di anomalo. Oltretutto il rumore del bob del vicino parco di divertimenti ha coperto gli altri suoni. Lo abbiamo capito dalle sirene delle ambulanze e dai numerosi elicotteri», ricorda senza nascondere lo choc per la notizia. Da padre di famiglia, con i miei due bambini con me in quel momento, è stata ancora più drammatica: bastava nulla, una richiesta di mio figlio di andare al bagno o qualsiasi altro imprevisto, per ritardare cinque minuti e salire sulla cabina che è rimasta coinvolta nell’incidente".

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