
“Mia moglie non lava, non stira e non cucina: voglio la separazione”, ma il tribunale gli ha dato torto. I fatti risalgono al mese di maggio e sono accaduti a Foggia, dove il giudice civile Paolo Rizzi - nella sentenza del 5 maggio 2021 - ha sottolineato la mancanza di prove e fatto chiarezza rispetto alle accuse. Per il giudice nessuno poteva dimostrare quanto sostenuto dall’uomo, cioè che i litigi nella coppia avvenissero perché la moglie “non si prendeva cura di lui”.
Nel corso del giudizio l'uomo ha sostenuto che la moglie non contribuiva all'assistenza e ai bisogni della famiglia perché, pur senza avere un lavoro, lo avrebbe fatto trovare spesso senza cena, costringendolo a portare i vestiti sporchi dalla madre perché non lavava il bucato con la scusa di non voler contaminare gli indumenti del figlio minore. Per i giudici però si tratta di accuse troppo generiche per poter configurarsi come una "trasgressione degli elementari doveri di collaborazione tale da giudicarla colpevole di un sostanziale abbandono del nucleo famigliare".
Il giudice nella sentenza è stato chiaro: “Con il matrimonio marito e moglie acquistano gli stessi diritti e assumo i i medesimi doveri. Dal matrimonio deriva l’obbligo reciproco alla fedeltà, all’assistenza morale e materiale, alla collaborazione nell’interesse della famiglia e alla coabitazione. Entrambi i coniugi sono tenuti, ciascuno in relazione alle proprie sostanze e alla propria capacità di lavori professionale o casalingo, a contribuire ai bisogni della famiglia. Non è ammissibile - si legge ancora - una situazione di sottomissione di uno a svolgere lavori di mera cura dell’ordine domestico, al quale peraltro sono tenuti anche i figli, nell’ottica di una educazione responsabile”.
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