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Riforma della Giustizia, Draghi: "Siamo aperti a modifiche"

Qualora vi fossero dei miglioramenti tecnici si tratterà di fare un nuovo passaggio in Consiglio dei ministri anche su eventuali nuovi testi

L’autorizzazione della fiducia alla riforma del processo penale da parte del Cdm «vuol dire che il testo uscito dall’ultimo Cdm è un punto di partenza». Così il premier Mario Draghi in conferenza stampa. «Siamo aperti a miglioramenti di carattere tecnico. Qualora vi fossero dei miglioramenti tecnici si tratterà di fare un nuovo passaggio in Consiglio dei ministri anche su eventuali nuovi testi. Noi siamo disponibili» al dialogo, afferma il presidente del Consiglio.

Nessuna obiezione in Consiglio dei ministri alla richiesta di fiducia sulla riforma della giustizia. E’ quanto si apprende in ambienti del governo. «La richiesta di autorizzazione di fiducia è dovuta al fatto di voler porre un punto fermo. C'è tutta la buona volontà ad accogliere emendamenti che siano di carattere tecnico e non stravolgano l’impianto della riforma e siano condivisi. Non mi riferirei solo agli emendamenti di una parte, perché ci sono anche altre parti» ha aggiunto il premier Mario Draghi in conferenza stampa interpellato sulla mediazione con i 5s sulla giustizia.

Il tema affrontato dalla riforma della giustizia è «difficile ma ineludibile, il problema della durata dei processi è grave in Italia». Lo ha detto la ministra della Giustizia Marta Cartabia nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri. Nessuno vuole sacche di impunità, bene processi rapidi e tutti i colpevoli puniti, è bene mettere in chiaro da che parte stiamo. Il testo della riforma della giustizia è stato approvato dal cdm poi faremo di tutto per arrivare ad un testo condiviso. Lo afferma il premier Mario Draghi nel corso della conferenza stampa al centro polifunzionale di Palazzo Chigi.

«Chiedere la fiducia può avere delle conseguenze diverse prima del semestre bianco o durante il semestre bianco, ma la diversità è molto sopravvalutata. Chiederla cinque o sei giorni prima è come chiederla durante, perché i tempi per organizzare una consultazione elettorale non ci sarebbero comunque. Una riforma come quella della giustizia deve essere condivisa ma non è giusto minacciare un evento, la consultazione elettorale, se non la sia approva».

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