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Covid, Abrignani: chi è vaccinato riduce fino al 90% il rischio di trasmettere l’infezione

«Premesso che il rischio zero in medicina non esiste e che sta circolando una variante estremamente contagiosa, la Delta, la vaccinazione riduce in modo impressionante sia il rischio di ospedalizzazione e morte, che il numero di contagi». Lo dice in un’intervista al Corriere della Sera il professor Sergio Abrignani, ordinario di Patologia generale all’Università Statale di Milano e direttore dell’Istituto nazionale di genetica molecolare «Romeo ed Enrica Invernizzi», oltre che membro del Comitato tecnico-scientifico per l’emergenza, che sottolinea come riduce «anche le possibilità di trasmettere il virus: se non sono positivo, non posso infettare altre persone».

I dati parlano chiaro: «Nelle fasi più pesanti della pandemia, sia in Italia che in Gran Bretagna c'era un morto ogni 50 infettati, ora a 6 mesi e mezzo dall’inizio della campagna vaccinale e con una variante super diffusiva divenuta predominante in Gran Bretagna si stima circa un morto ogni 500 infettati. Il ciclo completo di vaccino Pfizer (due dosi) protegge all’88% da malattia grave e morte e tra il 65 e il 90%, secondo gli ultimi dati inglesi, dal rischio di contagiarsi e quindi trasmettere l’infezione», riferisce Abrignani, che fa quest’esempio: «Pensiamo a un ambiente chiuso con uno o più positivi: se i presenti sono tutti vaccinati se ne infettano nel peggiore dei casi 65 su 100, se non sono vaccinati la percentuale può salire al 100 per cento. La variante Delta ha un R0 stimato di 5-8 (i soggetti che può contagiare un positivo), il ceppo di Wuhan aveva un R0 di 2,5 e la variante Alfa è a 4-5».

Quindi, conclude il professore, «è fondamentale che gli under 40 si vaccinino, per vari motivi: proteggere sè stessi, i propri cari (soprattutto se fragili) ed evitare che il virus continui a circolare. Nell’ultimo mese l’età media dei nuovi contagi è 27 anni e il 24,8% dei casi ha riguardato la fascia 0-18 anni. Lasciare un’intera fetta di popolazione non vaccinata può portare allo sviluppo di nuove varianti».

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