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Coronavirus, esperti contro i tamponi a 72 ore: troppi rischi e inaffidabilità

Col passare del tempo, l'attribuzione del green pass col tampone dovrebbe cessare, assegnandolo solo alle persone vaccinate o guarite

Sulla possibilità di estendere la validità dei tamponi fino a 72 ore, Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università di Milano e direttore dell’Irccs Galeazzi, spiega che i test non possono essere considerati del tutto affidabili: «Ci sono due tipologie di test diversi - dice - e sappiamo ormai che i test rapidi hanno qualche difetto di sensibilità nell’individuare positivi, mentre i molecolari hanno performance migliori e sono più affidabili. Ma, anche con questi, c'è un certo rischio di falsi negativi rispetto a chi è in una fase di incubazione della malattia».

«Secondo me, col passare del tempo, l'attribuzione del green pass col tampone dovrebbe cessare. Ciò perchè di fatto quello che succede con il green pass dato solo alle persone vaccinate o guarite è la certezza assoluta che all’interno di un ambiente non c'è la possibilità di infezione» ha detto poi Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute, a Rainews 24. «Questo è molto importante con la variante Delta, che - spiega - è completamente diversa e con una carica virale mille volte superiore rispetto a quella originale del virus di Wuhan, per cui se c'è un soggetto infetto all’interno di un ambiente la certezza dell’infezione è praticamente assodata e il rischio è di oltre il 60%».

«La validità del tampone molecolare a 48 ore era un accettabile compromesso scientifico; a 72 ore è un rischioso compromesso politico». Così il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, in merito all’estensione della validità del tampone molecolare a 72 ore ai fini del Green pass prevista nel decreto varato ieri dal Cdm.

«Il tampone è uno strumento diagnostico che serve a confermare (o meno) la positività a Sars-CoV-2 al momento della sua esecuzione. Già il fatto di considerarlo valido per 48 ore ai fini del rilascio del Green pass - spiega Cartabellotta - era certamente il risultato di un compromesso fra politica e scienza, ma un’ulteriore estensione temporale (valida per il solo test molecolare) è rischiosa per due ragioni». Da un lato, chiarisce, «il fatto di essere negativo al tampone in un determinato giorno non esclude che ci si possa positivizzare nei due (che ora diventerebbero 3) giorni successivi, e in possesso di Green pass il rischio di avere più contatti sociali con conseguente trasmissione del contagio aumenta; dall’altro, potrebbe scoraggiare ulteriormente le persone indecise nei confronti della vaccinazione». Resta il fatto, comunque, conclude Cartabellotta, «che il Green pass si può ottenere sia con l’esecuzione di un tampone rapido che di uno molecolare».

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