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Laura Ziliani, arrestate le figlie e il fidanzato della maggiore. «Tentarono anche di avvelenarla con una tisana»

Laura Ziliani

Svolta nelle indagini sul giallo dell’ex vigilessa Laura Ziliani, arrestate le due figlie e il fidanzato della più grande. A Brescia e nella provincia di Bergamo, i Carabinieri della Compagnia di Breno, hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di due sorelle di 26 e 19 anni - rispettivamente impiegata e studentessa, figlie di Laura Ziliani, 55enne, scomparsa da Temù (BS) nella mattinata dell’8 maggio 2021 - nonché del fidanzato della sorella maggiore, uno studente universitario 27enne residente in provincia di Bergamo. I tre sono ritenuti responsabili, in concorso tra loro, dell’omicidio volontario e dell’occultamento di cadavere della donna.
Le indagini hanno evidenziato numerose anomalie nel racconto fornito dai tre arrestati, inducendo i carabinieri e la Procura a ritenere poco credibile la versione dell’infortunio o del malore in montagna. Il rinvenimento del cadavere lungo la pista ciclabile di Temù, avvenuto nella tarda mattinata dell’8 agosto, ha ulteriormente alimentato il solido quadro indiziario delineato dagli investigatori. I tre arrestati saranno accompagnati in carcere a Brescia.

Le figlie di Laura Ziliani e il fidanzato della sorella maggiore peraltro avrebbero tentato di avvelenare la donna a metà aprile scorso durante una cena a Temù dopo una passeggiata in montagna. L’episodio emerge dall’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip di Brescia: «A sostegno di tale conclusione sono state richiamate le dichiarazioni del compagno Riccardo Lorenzi e del vicino di casa Giuseppe Ruscelli circa le condizioni del tutto anomale nelle quali versava la Ziliani a distanza di due giorni dalla cena in questione» che «dimostrano come l’episodio in questione altro non fosse che il prodromo dell’omicidio, consumatosi nella notte dell’8 maggio 2021» si legge nell’ordinanza. «Ciò dimostra, altresì, come il proposito omicidiario - prosegue - sia stato il frutto di una lunga premeditazione che ha permesso ai tre indagati di organizzare un piano criminoso che ha permesso loro di celare per lungo tempo la morte della donna e di depistare le indagini a loro carico».

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