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'Ndrangheta: 4 arresti per l'omicidio del fratello del pentito Bruzzese. I NOMI

Le accuse vanno dall'associazione di tipo mafioso, omicidio e detenzione illegale di armi. I dettagli verranno forniti nel corso di due conferenze stampa che si terranno alle 11 ad Ancona e al comando provinciale carabinieri di Reggio Calabria

L'omicidio di Marcello Bruzzese, avvenuto il giorno di Natale del 2018 a Pesaro

I Carabinieri del ROS hanno eseguito due provvedimenti di fermo emessi dalle Procure Distrettuali di Ancona e di Reggio Calabria. Destinatari dei provvedimenti sono quattro persone, accusate di partecipazione ad associazione di tipo mafioso, omicidio, porto e detenzione illegale di armi, reati questi ultimi aggravati dall’aver commesso i fatti al fine di agevolare la 'ndrangheta. Le indagini sono state avviate dalla Procura Distrettuale di Ancona a seguito dell’omicidio di Marcello Bruzzese, avvenuto il giorno di Natale del 2018 a Pesaro, dove risiedeva in località protetta, poiché fratello del collaboratore di giustizia Girolamo Biagio Bruzzese, già organico alla cosca "Crea" di Rizziconi (RC) e dalla quale si era dissociato nel 2003 dopo aver attentato alla vita di Teodoro Crea nell’ottobre dello stesso anno.

Le indagini della Procura Distrettuale di Reggio Calabria, svolte in sinergia e stretto raccordo operativo con quella di Ancona, completano il quadro ricostruttivo in quanto collocano Michelangelo Tripodi, di Vibo, nel contesto mafioso calabrese. L’interessato, infatti è stato raggiunto anche dal provvedimento precautelare emesso dalla Procura reggina poiché gravemente indiziato di appartenere alla 'ndrangheta ed in particolare alla cosca Crea, quale uomo di fiducia di Domenico Crea, 40 anni, esponente di vertice della suddetta articolazione mafiosa.

Il provvedimento restrittivo ha inoltre riguardato Vincenzo Larosa, di Rizziconi, pure indagato per essere partecipe della cosca Crea, il quale nel corso del tempo ha intrattenuto strette relazioni con il capo cosca Teodoro Crea, 81 anni. Emergeva come Tripodi e Larosa stavano pianificando più attentati omicidiari nell’interesse di Domenico Crea, anche come ritorsione per l'emissione della sentenza di condanna emessa il 12 dicembre 2020 dalla Corte di appello di Reggio Calabria a carico di Teodoro, Giuseppe e Antonio Crea.

Le attività indagini protrattesi per quasi tre anni - che hanno condotto alla identificazione di Rocco Versace, Michelangelo Tripodi e Francesco Candiloro quali organizzatori ed esecutori materiali del delitto - hanno permesso di ricostruire le varie fasi in cui il progetto omicidiario è stato portato a compimento. Le complesse verifiche condotte hanno consentito di accertare come nei periodi immediatamente precedenti all’omicidio gli indiziati avevano condotto minuziosi e ripetuti sopralluoghi per studiare le abitudini della vittima, servendosi, in queste circostanze, di documenti falsi e di una serie di accorgimenti utili a impedire la propria identificazione. In proposito, è stato anche accertato che gli indiziati avevano esteso le attività di sopralluogo e monitoraggio anche ai fratelli di Marcello Bruzzese, residenti in altre e diverse località protette. In tale ottica, gli interessati avevano eseguito anche tentativi di contattare i Bruzzese sul web, attraverso fittizi account.

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