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Appalti e caporalato, sequestrata cooperativa di ambulanze. Coinvolti due messinesi

Da indagine emersa omessa sanificazione dei mezzi durante Covid

Valeria Lembo

Caporalato e appalti truccati, per un valore complessivo di circa 11 milioni di euro. Sono le ipotesi di reato che hanno portato oggi la Guardia di Finanza di Pavia ad eseguire il sequestro preventivo per la cooperativa "First Aid One" di Pesaro (operante nel settore dei trasporti sanitari) per un importo di circa 200mila euro, tra cui disponibilità finanziarie, fabbricati, terreni e auto. Una indagine da cui è emersa, attraverso video degli investigatori, una realtà fatta di disagi e disservizi per i cittadini ed i pazienti, trasportati peraltro in mezzi che non venivano sanificati dopo ogni trasporto, come prevede la normativa per la prevenzione del Covid-19.

L’attività giudiziaria è la prosecuzione dell’indagine che nel marzo scorso aveva portato all’arresto di quattro persone, nonché a perquisizioni e sequestri di apparati informatici in diverse parti d’Italia (Lombardia, Marche, Lazio e Sicilia) per i reati di turbativa d’asta e frode nelle pubbliche forniture. I provvedimenti cautelari erano stati eseguiti nei confronti di Michele Brait, all’epoca direttore generale di Asst Pavia, Davide Rigozzi, responsabile del procedimento per la gara d’appalto contestata, e dei fratelli Francesco e Antonio Calderone, originari di Messina e residenti ad Arese (Milano) e Roma, amministratori di fatto della cooperativa per il servizio di ambulanze. Le indagini svolte dai militari della Guardia di Finanza del Gruppo di Pavia e della Compagnia di Vigevano (Pavia), hanno permesso di individuare diverse gare d’appalto per l’affidamento dei servizi di trasporto in ambulanza in diverse parti del territorio nazionale (Pavia, Roma, Milano, Perugia, Ancona e Pescara): gare vinte da questa cooperativa, che però, secondo quanto è emerso dall’inchiesta, sono risultate turbate e per le quali sono state riscontrate diverse frodi nell’esecuzione del servizio pubblico.

"La cooperativa - sottolineano le Fiamme Gialle pavesi - aveva escogitato un metodo infallibile per aggiudicarsi tutti gli appalti a cui partecipava: proporre prezzi talmente bassi che talvolta superavano il limite della anti-economicità e assicurare, solo formalmente, una folta flotta di mezzi. Peccato però che i bassi prezzi erano ottenuti dallo sfruttamento dei lavoratori e dal numero dei mezzi impiegati che era sensibilmente inferiore a quello previsto da contratto. Naturalmente, l’esiguo numero di mezzi sanitari presenti sul territorio comprometteva l’efficienza dei soccorsi a disposizione della collettività».

In particolare è emerso che «venivano raramente eseguite sanificazioni all’interno del vano sanitario delle ambulanze che, invece, avrebbero dovute essere eseguite dopo il trasporto di ogni paziente (così come previsto dalla normativa regionale e dal contratto d’appalto) soprattutto in tempo di pandemia da Covid-19. Solo per dare un’idea della portata del rischio sanitario accertato, una delle ambulanze monitorate, in 20 giorni di lavoro con contestuale trasporto di 92 pazienti è stata sanificata solo in 4 occasioni mentre un’altra, in 9 giorni di servizio ed 86 pazienti trasportati, è stata sanificata un’unica volta».

Questa mattina un gruppo di dipendenti della cooperativa ha inscenato una protesta davanti al Tribunale di Pavia, manifestando preoccupazioni per il loro futuro lavorativo. Ma la stessa Guardia di Finanza di Pavia ha precisato che «il pubblico servizio svolto dalla cooperativa non verrà comunque interrotto, in quanto lo stesso Tribunale ha incaricato un amministratore giudiziario per la gestione e la corretta continuazione delle attività di soccorso».

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