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No Green pass, Lamorgese: "Gli agenti strumenti di strategia della tensione? Accuse inaccettabili"

Luciana Lamorgese

Gli agenti non sono uno «strumento di oscure finalità politiche: è un’accusa ingiusta, che getta un’ombra inaccettabile sull'operato delle forze dell’ordine». Il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese si difende, di fronte al Parlamento, e tenta di mettere fine a fiumi di polemiche e insinuazioni arrivate dopo dieci giorni di tensioni in piazza per le manifestazioni dei No Pass, cominciate con gli scontri a Roma dello 9 ottobre, passando per i tafferugli a Milano sabato scorso e culminate nello sgombero dei manifestanti al porto di Trieste.

Ma la sua informativa resa alle Camere sugli episodi nella Capitale è anche una presa d’atto delle «criticità che, occorre riconoscerlo - dice - hanno contrassegnato la gestione dell’ordine pubblico di quelle ore». E rilancia un allarme, chiarendo che «la protesta è intenzionata a non fermarsi», già in vista della prossima settimana: «Ci attende un periodo ancora molto impegnativo, che per altro vedrà a fine ottobre lo svolgimento del G20». Tra le proteste di Lega e Fratelli d’Italia, quest’ultima ne chiede a gran voce nuovamente le dimissioni, la titolare del Viminale respinge anche le accuse arrivate per lo sgombero e la linea dura adottata contro portuali e manifestanti a Trieste nelle ultime ore o i tafferugli di sabato scorso a Milano. Nei momenti di maggiore tensione si riscontravano le "caratteristiche analoghe ai fatti di Roma», come con i cortei verso Palazzo Chigi e Montecitorio, spiega precisando: «la decisione dello sgombero è stata condivisa nel comitato urgente di sicurezza indetto dal prefetto».

Intanto il presidio al varco 4 del Porto va gradualmente smobilitandosi, riportando la situazione alla tranquillità e lo stesso Coordinamento dei lavoratori portuali della città, finora capofila della protesta, si sfila e scarica il suo ormai ex leader Stefano Puzzer. A Genova, invece, 150 manifestanti No pass hanno percorso pacificamente, quasi in fila indiana, le vie cittadine partendo dal lungomare. Un’atmosfera totalmente opposta a quanto visto finora, con alcuni agenti di polizia in servizio al porto di Genova che hanno portato della focaccia ai manifestanti che da venerdì sera presidiano il varco Etiopia. Siglata una parziale tregua in piazza, si accende ora lo scontro in Parlamento. «Ma è normale fare una manifestazione alla vigilia del voto, poi idranti a urne aperte, ma neanche in Cile, in Venezuela», si chiede il segretario del Carroccio, Matteo Salvini, mentre FdI, con Giorgia Meloni e Francesco Lollobrigida, accusa Lamorgese di scaricare «sulle nostre forze di polizia le sue responsabilità». Dal canto suo il ministro ha alzato comunque una ferma difesa, respingendo le accuse secondo cui le forze dell’ordine possano essere parte di un disegno della strategia della tensione, rifiutando quella lettura politica «che tende ad accreditare la tesi di un disegno assecondato da comportamento" degli agenti. Parole accolte dai boati dei deputati di FdI, che anche al Senato ha contestato il momento in cui Lamorgese ha escluso «l'inquietante retroscena degli agenti infiltrati». Quell'operatore di polizia con abiti civili durante il corteo a Roma (le cui immagini sono rimbalzate in un video sui social mentre si trovava tra i violenti che tentavano di ribaltare un blindato), «stava verificando che la forza scaricata sul mezzo non riuscisse nell’intento. Si tratta - chiarisce il ministro - dello stesso agente che più tardi, aggredito da un manifestante tuttora in stato di arresto, ha reagito in modo scomposto e per questo motivo si è auto-segnalato». Certo, ammette il numero uno del Viminale, c'è stato un «deficit di sicurezza determinato dalla situazione che ha superato ogni ragionevole previsione» e che non deve «più ripetersi» perché l’assalto alla sede della Cgil il 9 ottobre, ricostruito dal ministro in «otto angoscianti minuti» è stato uno «sfregio alla democrazia». E sulla presenza al corteo del leader di Forza Nuova, Giuliano Castellino (uno degli arrestati, su cui pesava già un Daspo allo stadio), il ministro ribadisce che la sorveglianza speciale lo consente e che l’intenzione di andare verso la sede del sindacato era «non è stato il frutto estemporaneo dell’incitamento di Castellino». Il Viminale ora guarda avanti al G20 a Roma del 30 e 31 ottobre e conta sull' «apporto informativo volto a considerare ogni pericolo», visto che «in questo periodo la protesta ha investito minacciosamente ogni ambito, politico sindacale, sanitario e scolastico, facendo emergere nuovi soggetti da tutelare e nuovi obiettivi sensibili da proteggere. Ora non si può in alcun modo abbassare la guardia».

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