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Plusvalenze Juventus, le intercettazioni: "tutta la m... non si può dire"

Andrea Agnelli

Plusvalenze sospette per 282 milioni di euro in 3 anni. Un vero e proprio sistema "malsano" creato per mascherare la reale situazione finanziaria della Juventus. L’artefice ne fu Fabio Paratici, managing director fino allo scorso maggio. Ma i vertici della società ne erano perfettamente consapevoli. A cominciare dal numero uno, il presidente Andrea Agnelli. Ecco in sintesi l’indagine della procura di Torino e della Guardia di Finanza che ieri sera, a borse chiuse, è sfociata in una raffica di perquisizioni.

Oggi per l’intera giornata è stato ascoltato come testimone a Palazzo di giustizia il successore di Paratici, Federico Cherubini. Il verbale è stato secretato. Che le plusvalenze siano da sempre uno strumento piuttosto popolare nel mondo del calcio non è un mistero per nessuno. Ma qui i magistrati parlano di «gestione malsana» e ne contestano formalmente 282 milioni sui 322 messi nella contabilità. Fondi che secondo i pm hanno formato ricavi fittizi in grado di camuffare perdite di esercizio: 39 milioni anziché 171 milioni nel 2019, 89 milioni anziché 209 milioni nel 2000, 209 milioni anziché 240 milioni nel 2021. A dipingere il quadro hanno contribuito le intercettazioni telefoniche.

Ultimamente la Juventus era una «macchina ingolfata». E non era tutta colpa dell’emergenza sanitaria: «Non è solo il Covid, questo lo sappiamo bene». Il punto, annotano i pm nel decreto di perquisizione, erano "gli investimenti oltre le previsioni di budget», o i costi connessi ad acquisti e stipendi scriteriati», oppure, come ammettevano ai piani alti, «gli ammortamenti e tutta la m**** che sta sotto e non si può dire». La soluzione, secondo gli inquirenti, si rivela nella frase captata dalle Fiamme Gialle: "dovevi fà le plusvalenze e facevi le plusvalenze». Sovente su ragazzi under 17, under 19 e under 23. «Anomalie ricorrenti" sono spuntate, secondo i pm, analizzando le compravendite dei singoli. Come gli scambi «a specchio» che terminano «a somma zero": per esempio, l’acquisto dall’Olympique Marsiglia di Akè per 8 milioni di euro in cambio, alla stessa cifra, del 19enne Tongya. O le operazioni a corrispettivi giudicati «fuori range": un caso è l’acquisto dal Barcellona del ventenne Marques Mendez (ora in prestito al club spagnolo CD Mirandés) per 8,2 milioni di euro, in cambio del brasiliano Matheus Pereira, valutato 8 milioni di euro. Incuriosiscono i pm le trattative perfezionate in prossimità della scadenza contrattuale: su tutte, l’acquisto dal Genoa di Nicolò Rovella (18 milioni) con contestuale cessione ai rossoblù di Portanova (10 milioni) e di Petrelli (8 milioni). Gli illeciti restano comunque ancora da dimostrare.

È assai difficile, infatti, determinare con criteri oggettivi il reale valore economico di un calciatore, e su questo le difese daranno certamente battaglia. «Una volta c'erano parametri oggettivi, precisi, oggi è tutto soggettivo, il mercato libero ha portato anche questo», spiega Eraldo Pecci, ex calciatore e commentatore tv, più volte nominato dai tribunali come perito per la valutazione del parco giocatori dei club. La Procura ha poi acceso un faro sui rapporti fra la Juve Cristiano Ronaldo. Uno degli intercettati si è lasciato sfuggire un commento su una «carta famosa che teoricamente non deve esistere», e la Guardia di Finanza ha ricevuto l’incarico di cercare e recuperare quella che sembra una scrittura privata dove - è l’ipotesi - ci sono dettagli su contratto e retribuzioni arretrate. Caccia aperta anche a un documento sulla presunta esistenza di «un obbligo non federale» a carico dell’Atalanta nell’ambito dei trasferimenti di Demiral e Romero. Gli indagati di cui si ha notizia (nessun calciatore) sono Andrea Agnelli, il suo vice Pavel Nedved, l’ex dg Fabio Paratici, i dirigenti (o ex) Stefano Bertola, Stefano Cerrato e Marco Re. La Juventus è chiamata in causa in qualità di persona giuridica e, sul fronte della giustizia penale, in caso di condanna rischia una forte sanzione pecuniaria. In ambito sportivo c'è il precedente del Chievo, che nel 2018 (per una questione analoga) si vide decurtare tre punti dalla classifica. Anche la Consob potrebbe prendere iniziative se emergessero false comunicazioni ai mercati.

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