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Tragedia Ravanusa, la lettera di Pietro Carmina agli studenti dopo l'ultimo giorno di scuola. Da brividi

Pietro Carmina

La lettera di addio scritta da Pietro Carmina agli studenti scritta nel suo ultimo giorno di scuola meriterebbe di essere scolpita nella pietra. Dopo la sua tragica morte nell'esplosione di Ravanusa, le sue parole riecheggiano nelle pareti dell'anima. E sono ancora più suggestive.

“Ai miei ragazzi, di ieri e di oggi.

Ho appena chiuso il registro di classe. Per l'ultima volta. In attesa che la campanella liberatoria li faccia sciamare verso le vacanze, mi ritrovo a guardare i ragazzi che ho davanti. E, come in un fantasioso caleidoscopio, dietro i loro volti ne scorgo altri, tantissimi, centinaia, tutti quelli che ho incrociato in questi ultimi miei 43 anni.

Vorrei che sapeste che una delle mie felicità consiste nel sentirmi ricordato. Ma una delle mie gioie è sapervi affermati nella vita; una delle mie soddisfazioni la coscienza e la consapevolezza di avere tentato di insegnarvi che la vita non è un gratta e vinci: la vita si abbranca, si azzanna, si conquista. Ho imparato qualcosa da ciascuno di voi, e da tutti la gioia di vivere, la vitalità, il dinamismo, l'entusiasmo, la voglia di lottare,

Usate le parole che vi ho insegnato per difendervi e per difendere chi quelle parole non le ha. Non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non "adattatevi", impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente.

Il pullman è arrivato. Io mi fermo qui. A voi, buon viaggio”.

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