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Scuola, stop alla dad per vaccinati. Mini isolamento per gli studenti. Le proposte

Semplificare. Questa la parola d’ordine delle Regioni per mettere ordine nel ginepraio di regole e normative che disciplinano le attività scolastiche. Un appello recepito anche dallo stesso governo che «a stretto giro" - per citare le parole del sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso - varerà le nuove norme, con mini isolamenti e didattica a distanza riservata esclusivamente ai non vaccinati. Sul tavolo anche la proposta di eliminare i tamponi per il rientro in classe, mantenendo comunque l’autosorveglianza.

Nel frattempo l’Alto Adige si porta avanti e riduce autonomamente la Dad da 10 a 7 giorni «per garantire più scuola in presenza». Ma non solo, gli asili resteranno aperti fino a quattro casi di positvità. Il fronte delle Regioni, che si sono viste oggi a Roma, appare compatto. La richiesta è quella di garantire le lezioni in presenza agli studenti vaccinati. «Basta caos nelle scuole - le parole del governatore della Toscana, Eugenio Giani -: chi è vaccinato con tre dosi non deve andare in Dad. Restino a casa solo i positivi e chi non è vaccinato». A fargli eco è il presidente del Lazio, Nicola Zingaretti, secondo il quale «le attività scolastiche non vanno sostituite dalla Dad quando bambini e ragazzi sono vaccinati e non ci sono sintomi».

«Su questo - insiste il governatore - c'è bisogno di un intervento chiaro a tutela delle famiglie e della scuola. Si può combattere il Covid e semplificare vita persone con regole chiare». «Sono sempre più numerose le segnalazioni di famiglie bloccate in casa dal caos di regole complicate, spesso attuate diversamente da dirigenti scolastici che faticano a raccapezzarsi - rincara la dose il presidente della Lombardia, Attilio Fontana - Serve una semplificazione e soprattutto una continuità didattica per i ragazzi, per gli insegnanti e per le famiglie». Tra le proposte emerse durante il vertice romano, ci sarebbero anche quelle di equiparare il periodo di quarantena tra gli studenti e il resto della popolazione e di superare il concetto del «un caso tutti a casa», riducendo la quarantena anche nelle scuole dell’infanzia. Ciò che sembra contribuire a creare rallentamenti sono i tamponi cui gli studenti devono sottoporsi per poter proseguire le lezioni in presenza o per il rientro in aula. Per questo l'assessore alla sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, lancia la proposta di eliminare i test. Chi ha completato il ciclo vaccinale - spiega - «deve essere libero senza certificazioni e tamponi». Un’idea rilanciata anche dai presidi. "Bisogna valutare l’ipotesi di fare a meno dei tamponi dove è possibile - afferma il presidente dell’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli -, ma serve ovviamente una valutazione di tipo sanitario». «L'alternativa - continua - sarebbe quella di ampliare la rete territoriale dei soggetti che possono effettuare i tamponi».

La richiesta delle Regioni convince anche il governo, già da tempo ormai al lavoro per snellire i protocolli a scuola. "Stiamo lavorando per rivedere le norme, e quindi la quarantena, perché effettivamente molti ragazzi si trovano a stare a lungo in quarantena pur essendo in salute - le parole della sottosegretaria all’Istruzione, Barbara Floridia -. Dobbiamo assolutamente, almeno per i più piccoli, cominciare a ridurre i giorni della quarantena». Dello stesso parere il collega Rossano Sasso, che contestualmente chiede al ministero dell’Istruzione "maggiore determinazione ed essere più propositivo nei confronti delle autorità sanitarie». «Non è più tollerabile - denuncia - che nelle nostre scuole manchino ancora le mascherine ffp2 e agli impianti di aerazione e ai sanificatori si preferisca tenere le finestre aperte per 5 ore con 0° fuori».

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