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Bufera Mediaset per le parole di Lavrov, proprio nella Giornata mondiale della libertà di stampa

E’ bufera su Mediaset per l'intervista al ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, andata in onda domenica a Zona Bianca su Retequattro. La politica si divide sull'opportunità di dare spazio all’esponente del governo di Mosca con la sua prima intervista a una tv europea dal via alla guerra in Ucraina, ma anche sulle modalità della sua conduzione da parte di Giuseppe Brindisi, accusato di aver lasciato troppa libertà di parola al suo interlocutore senza contraddire le sue affermazioni più contestate. Mentre dalla Commissione Ue arriva un monito ai media italiani sulla propaganda di Mosca, Mediaset difende la sua scelta. «Le deliranti affermazioni del ministro degli esteri russo Lavrov a «Zona Bianca» rivestono particolare importanza perché confermano chiaramente la mancanza di volontà da parte di Putin di arrivare ad una soluzione diplomatica della guerra dei russi contro l’Ucraina. E comunque la si pensi, oggi sappiamo qualcosa in più della Russia e di chi la governa», afferma Mauro Crippa, direttore generale Informazione Mediaset, che definisce «falsi storici» gli «assurdi parallelismi su Hitler e gli ebrei». «Ma Lavrov - prosegue - è il numero due della Federazione Russa. L'intervista è un documento che fotografa la storia contemporanea».

Parole durissime di Draghi

«Prima di tutto parliamo di un Paese dove c'è libertà di espressione, e il ministro Lavrov appartiene a Paese dove non c'è liberta espressione. In Italia c'è libertà di esprimere le opinioni, anche quando sono palesemente false e aberranti. Quello che ha detto Lavrov è aberrante. E per quanto riguarda la parte riferita a Hitler, è davvero oscena». Lo ha detto il premier Mario Draghi in conferenza stampa dopo il Cdm che ha approvato il decreto aiuti.

Letta: "Lavrov? Scherzi del calendario"

«Scherzi del calendario. Oggi è la giornata mondiale della libertà di stampa e il miglior modo di celebrarla è ascoltare le parole di Draghi su Lavrov e Rete4». Lo scrive su Twitter il segretario Pd, Enrico Letta, postando un video con le parole del premier a proposito dell’intervista di Lavrov a Rete 4.

Giornata mondiale della libertà di stampa

“L’informazione in Italia non è in buona salute, almeno fino a quando il Parlamento non cancellerà il carcere per i giornalisti, non garantirà pienamente il segreto professionale e fino a che non porrà un freno alle querele bavaglio. Tutti temi sui quali l’Unione europea e la Corte dei diritti dell’Uomo sono intervenuti ripetutamente, così come ha fatto pure la nostra Corte costituzionale” così il presidente dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Carlo Bartoli intervenuto a Trento alla manifestazione indetta alla vigilia della Giornata Internazionale per la libertà di stampa a cui ha partecipato l’intera giunta comunale col sindaco Franco Ianeselli, il presidente di FNSI Giuseppe Giulietti, la presidente dell’ordine regionale Elisabeth Mair e il segretario del sindacato giornalisti Rocco Cerone, Fabrizio Franchi membro dell’esecutivo e consigliere nazionale con l’altro consigliere nazionale Enrico Paissan, Paolo Silvestri del Cdr del giornale “Trentino”, Roberto Rinaldi portavoce di “Articolo 21” e Nicole Corritore dell’Osservatorio Balcani.

In tutti gli interventi si è sottolineato l’urgenza di impegnarsi per una libertà di informazione. L’Italia – è stato ricordato - è al 41esimo posto nella classifica della libertà di stampa mondiale, mentre crescono in modo abnorme le intimidazioni di vario genere verso i giornalisti, soprattutto sul web “Ci chiediamo - ha sottolineato il presidente della FNSI Giulietti - se la Costituzione italiana è stata sospesa in rete, dove tutto sembra permesso. Rileviamo poi come incida sulla libertà di stampa il problema irrisolto dell’equo compenso per il lavoro giornalistico e quello delle querele bavaglio”.  Riguardo poi a quanto sta accadendo in Ucraina, il presidente ha aggiunto che “i giornalisti sono diventati un bersaglio, in quanto testimoni scomodi da eliminare. La propaganda di guerra non tollera interferenze e colpisce senza pieta chi fa cronaca. Le guerre – ha affermato – si combattono anche sul piano informativo. Per questo motivo ricordare i colleghi uccisi non è un atto di pietà ma un dovere di noi giornalisti”.  Prima dell’incontro Bartoli aveva partecipato, nel cortile di Palazzo Geremia, sede del comune di Trento, al flash mob in cui stati ricordati i nomi dei giornalisti uccisi in guerra e di quelli incarcerati. Bartoli si è recato quindi in visita alla sede dell’Ordine regionale dove domani incontrerà il consiglio regionale. Quindi accompagnato da Fabrizio Franchi ha visitato la redazione dei quotidiani l’Adige e Corriere del Trentino.

Le origini della Giornata mondiale della libertà di stampa

Ogni anno il 3 maggio si celebra la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa per riaffermare questa libertà come diritto fondamentale, per difendere i media dagli attacchi alla loro indipendenza e per ricordare tutti i giornalisti uccisi nell’esercizio della loro professione. La Giornata è stata istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1993 a seguito della Raccomandazione adottata dalla Conferenza Generale dell’UNESCO nel 1991, che aveva risposto all’appello dei giornalisti africani e alla loro storica Dichiarazione di Windhoek sul pluralismo e l’indipendenza dell’informazione. Quest’anno la Conferenza Mondiale in occasione della Giornata viene organizzata dall’UNESCO in Uruguay dal 2 al 5 maggio in modalità mista, in presenza e online, ed ha come tema “Journalism under Digital Siege”, con un focus sull’impatto dell’era digitale sulla libertà di espressione, sulla sicurezza dei giornalisti, sull’accesso all’informazione e sulla privacy. Nell’ambito della Conferenza Mondiale, ieri è stato consegnato il premio "Guillermo Cano" per la libertà di stampa, assegnato all'Associazione Bielorussa dei giornalisti "BAJ", che era stata candidata da 46 Paesi, tra cui l'Italia, attraverso una iniziativa europea.

I numeri: l'Italia al 58. posto

Nell’annuale classifica stilata da Reporters sans frontières sulla libertà di stampa mondiale, l’Italia scende alla 58esima posizione. Un risultato deludente visto che perde 17 posizioni rispetto ai dati diffusi nel 2021 quando era al 41esimo posto. Sono in totale 180 i Paesi valutati da Rsf nel suo indice 2022. Di questi, il 73% è caratterizzato da situazioni "molto gravi", "difficili" o "problematiche" per la professione giornalistica, dovute all'aumento del "caos informativo" e della disinformazione. Le prime tre posizioni sono occupate da Norvegia, Danimarca e Svezia. Bisogna scendere fino alla 16esima posizione per trovare la Germania, alla 24esima per il Regno Unito e alla 26esima per la Francia. Ancora più giù, alla 42esima si piazzano gli Stati Uniti. L’ultimo posto è della Corea del Nord, preceduta da Eritrea (179) e Iran (178). Sostanzialmente sono solo otto i Paesi che mostrano una "buona situazione", contro i dodici dello scorso anno.

 

 

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