
Sono tutte al Sud le province che hanno un valore più alto di rischio corruzione. Si tratta di Enna, Crotone e Palermo le province italiane dove è maggiore il rischio corruzione: è quanto emerge dall’incrocio dei nuovi indicatori di valutazione del rischio corruttivo a cui è dedicata, da oggi, una nuova sezione del portale dell’Autorità nazionale anticorruzione (Anac).
Una classifica che vede inoltre al quarto posto la provincia di Caltanissetta, seguita da quelle di Agrigento, Reggio Calabria, Catania, Catanzaro, Napoli e Siracusa, mentre quella di Roma si posiziona al 57esimo posto su 106 totali.
Tra le 10 province a minor rischio, spicca invece Milano, seguita da Bologna, Modena, Ancona, Belluno, Trento, Parma, Monza e Brianza, Lecco e Padova.
Busia (Anac), rischio corruzione si può prevedere e contrastare
«Possiamo paragonare la corruzione a un iceberg, del quale si vede solo la punta pur essendo la parte sommersa di dimensioni molto maggiori di quello che appare. Non è tuttavia esente da una elevata incidenza statistica, soprattutto in determinati contesti, e da fattispecie ricorrenti che, messe a sistema, possono aiutare sia la prevenzione che il contrasto». Così il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, ha illustrato il nuovo portale per la misurazione della corruzione, "una piccola rivoluzione», perché dalle interviste a soggetti qualificati per misurare la percezione della corruzione si passa alla misurazione scientifica del rischio. «Utilizzando le informazioni contenute in varie banche dati, l'Autorità ha voluto individuare una serie di 'indicatori di rischio corruzionè, in coerenza con quanto previsto dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per il miglioramento dell’efficacia della lotta contro la corruzione», ha spiegato. Il progetto «Misurazione territoriale del rischio di corruzione e promozione della trasparenza» è stato sviluppato assieme all’Istat e a università importanti, come la Sapienza e la Cattolica del Sacro Cuore, ed è finanziato dall’Unione Europea, con l’obiettivo di costruire e rendere disponibile un set di indicatori in grado di quantificare concretamente la possibilità che si verifichino eventi corruttivi a livello territoriale. Il modello, spiega l’Anac, potrà essere un punto di riferimento internazionale, dal momento che nessun Paese è riuscito fornire in maniera strutturata e al più ampio pubblico possibile indicatori di rischio corruzione.
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