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La Meloni sui migranti: "Difenderemo i confini". Le differenze tra Catania e Reggio

«Il nostro obiettivo è difendere la legalità, la sicurezza e la dignità di ogni persona. Per questo vogliamo mettere un freno all’immigrazione clandestina, evitare nuove morti in mare e combattere i trafficanti di esseri umani. I cittadini ci hanno chiesto di difendere i confini italiani e questo Governo non tradirà la parola data». Lo scrive su Facebook la presidente del Consiglio Giorgia Meloni in tema di migranti.  «Esprimiamo il nostro sentito apprezzamento per la decisione della Francia di condividere la responsabilità dell’emergenza migratoria, fino ad oggi rimasta sulle spalle dell’Italia e di pochi altri stati del Mediterraneo, aprendo i porti alla nave Ocean Viking. E’ importante proseguire in questa linea di collaborazione europea con gli Stati più esposti per la loro collocazione geografica, così da trovare una soluzione condivisa e comune, per fermare la tratta degli esseri umani e gestire in modo legale ed equilibrato il fenomeno migratorio che ha assunto dimensioni epocali. L’emergenza immigrazione è un tema europeo e come tale deve essere affrontato, nel pieno rispetto dei diritti umani e del principio di legalità». Lo si legge in una nota di palazzo Chigi.

Emozione a bordo della Geo Barents

«My life is back, my life is back...». Così urla di felicità uno dei migranti a bordo della Geo Barents dopo avere appreso dell’imminente sbarco esprimendo la sua gioia per essere «tornato a vivere» con aggiungendo che la prima cosa che farà sarà chiamare sua madre. La commissione Usmaf e Asp, che ha deciso lo sbarco per tutti i naufraghi da Geo Barents, si è spostata adesso su HUmanity 1, che ha a bordo 35 migranti.

Le differenze tra Catania e Reggio Calabria

A Catania parte dei migranti arrivati a bordo della Humanity 1 e della Geo Barents sono rimasti a bordo per due giorni. A Reggio Calabria, invece, gli 89 giunti sulla Rise Above, nave della ong Mission Lifeline, sono sbarcati tutti, regolarmente, dopo l’approdo al molo di ponente. A fare la differenza tra i due casi, a sentire le autorità e gli stessi marittimi, sono state le modalità del soccorso prestato in mare ai migranti dalle varie ong. La Rise Above - è stato spiegato anche dallo stesso equipaggio - è intervenuta in acque internazionali in zona Sar (acronimo in inglese per search and rescue, ricerca e salvataggio) maltese il 3 novembre: 3 diversi salvataggi per complessive 95 persone.

Un intervento di soccorso che si è svolto sotto il coordinamento delle autorità italiane. «Abbiamo ricevuto il messaggio radio dalla 'Navtex' che ci ha dato la posizione dove si trovavano i migranti» ha spiegato una componente dell’equipaggio. Navtex è il sistema di messaggistica internazionale utilizzato anche dalla Guardia Costiera italiana per indicare a tutte le navi la presenza di imbarcazioni in difficoltà. Dunque sì allo sbarco, senza procedure differenziate come è avvenuto a Catania. E forse per ironia della sorte, la Rise Above ha attraccato al molo opposto a quello dove dal settembre scorso si trova la Sea Watch 3, nave della ong tedesca, sottoposta a fermo amministrativo. Un provvedimento, aveva detto all’epoca la ong, per «l'aver soccorso troppe persone"; per «numerose e gravi carenze tecniche» aveva ribattuto la Guardia costiera. Un rischio, quello del fermo, che non corre la Rise Above che, infatti, ha lasciato il porto riprendendo la rotta verso sud.

Il discrimine: coordinamento delle autorità italiane

Il discrimine che ha permesso alla Rise Above di fare scendere tutti i migranti è stato il fatto di avere soccorso i migranti in mare sotto il coordinamento delle autorità italiane. «Non so esattamente chi ha mandato il messaggio - hanno ribadito dall’equipaggio - ma è un sistema utilizzato dai marinai. Noi eravamo la nave più vicina e siamo intervenuti. Se c'è una barca che ha persone in difficoltà, che sta affondando e in cui ci sono bambini, si deve intervenire. Una persona che rischia di morire in mare deve essere soccorsa». Quando la Rise Above ha rintracciato i barconi, dicono ancora dalla Ong Mission Lifeline, i migranti «erano molto stanchi ed erano da giorni in mare. Non c'erano casi molto gravi o problemi di salute, tranne la disidratazione e malnutrizione» ma «erano senza cibo e acqua da tre giorni e c'erano donne incinte e bambini molto piccoli». Nonostante l’autorizzazione allo sbarco non è mancato però un piccolo giallo, durato comunque poche ore, sulla sorte dell’equipaggio. In un primo momento ai marittimi è stato detto che non avrebbero potuto scendere a terra. Ma successivamente fonti delle forze dell’ordine hanno fatto sapere che il "divieto» era solo temporaneo perché era necessario a verificare se tra i membri dell’equipaggio ci fossero persone non comunitarie per le quali ci potevano essere delle restrizioni. Eseguito l’accertamento e verificato che tutti i componenti sono comunitari, gli stessi hanno avuto la possibilità di scendere sulla banchina. In precedenza era stata la volta dei migranti, originari di Costa d’Avorio, Guinea Tunisia, Egitto, Camerun, Burkina Faso e Liberia. Tra loro anche una quarantina di minori, 8 dei quali in tenera età che sono stati i primi a toccare terra dopo oltre dieci giorni in mare. Ultimato lo sbarco i migranti a bordo di alcuni pullman sono stati portati nella palestra della scuola "Boccioni» di Gallico, quartiere a nord di Reggio Calabria. La struttura è stata adibita ad accogliere uomini, donne e bambini in attesa che gli stessi vengano trasferiti secondo il riparto stabilito dal ministero dell’interno.

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