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Il ministro Valditara sulla scuola: "Lavori sociali per alunni violenti". Le reazioni

Giuseppe Valditara

Contro gli episodi di violenza in classe serve trovare una soluzione «anche prevedendo forme diverse di sanzioni nei confronti di quegli studenti che non hanno capacità di rispettare le regole: una cosa che mi è sempre parsa molto utile sono i lavori socialmente utili». Così il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, durante il suo intervento a "Italia - Direzione Nord", l’evento organizzato al Palazzo delle Stelline di Milano. «Dobbiamo ridare autorevolezza ai docenti, rispetto verso i docenti, gli studenti e i beni pubblici», ha proseguito il ministro sottolineando che «c'è anche il tema dei docenti che devono essere sempre consapevoli del ruolo che hanno» anche attraverso «un aumento del livello retributivo». Adesso, ha concluso il ministro Valditara, verrà formalizzato un tavolo di lavoro «per trovare soluzioni, che sia la didattica personalizzata, l’intervento dello psicologo o sanzioni più efficaci».  Sui "neet", giovani che non studiano né lavorano né ricevono formazione, «lancerò una proposta nei prossimi aggiorni affinché questi ragazzi assolvano quantomeno a un obbligo formativo. Non possiamo accettare che centinaia di migliaia di giovani vivano alle spalle delle famiglie e della società. Questo è uno dei drammi più gravi che riguardano la nostra gioventù - ha concluso - ragazzi che non hanno la voglia di vivere e che galleggiano. Noi lì dovremo intervenire».

Anief: "Lavori socialmente utili? Idea forte ma buona"

«Rispetto a certi segni di incività bisogna dare dei segnali ai ragazzi, il nostro compito deve essere quello di educare, le scuole non sono riformatori, non sono carceri, ma non possono essere profanate e i ragazzi devono capire che ci deve essere rispetto per le istituzioni, gli insegnanti e per tutta la comunità educante. L’idea di far fare lavori socialmente utili, come dice il ministro Valditara, è forte, ma certo un segnale va dato». Così all’ANSA Marcello Pacifico, leader del sindacato Anief a proposito delle dichiarazioni del ministro Valditara oggi a Milano. Sui neet, per il dirigente sindacale «E' fondamentale cambiare il tempo scuola e garantire il diritto allo studio fino alla maggiore età: lo Stato deve essere luogo di formazione permanente, bisogna intervenire su questo tema, va ripensata la scuola che deve garantire lo sviluppo degli apprendimenti di base»

I presidi d'accordo con il ministro

«Sicuramente condividiamo in pieno la dichiarazione del ministro: è un problema importante quello dei ragazzi che non studiano e non lavorano e il sistema scolastico deve trovare una strada per loro, che sia studio o lavoro. La difficoltà è trovare il modo, la scuola dovrà trovare strade più flessibili, modulari, è evidente che questi ragazzi hanno bisogno di forme per stare nella scuola, pur non rientrando nei criteri valutativi richiesti dal sistema. Siamo tutti impegnati nel cercare strade per questi giovani che non possiamo accettare siano senza impiego e senza futuro». Così all’ANSA Cristina Costarelli, presidente di Anp Associazione nazionale presidi del Lazio.

D'Elia: "Non è tribunale, da Valditara parole inappropriate"

«Leggo che il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara propone lavori socialmente utili per i ragazzi violenti in classe. Sono dichiarazioni che riflettono una concezione punitiva delle istituzioni scolastiche. La scuola è un luogo di educazione e di istruzione chiamato a investire sulle persone, non è un tribunale». Lo dice la senatrice Cecilia D’Elia, capogruppo del Pd nella Commissione Istruzione. «Invece di pensare alle punizioni e alle sanzioni - prosegue - è necessario che si rafforzi l'investimento culturale, ci si interroghi sulle motivazioni dei comportamenti violenti e del bullismo, per sconfiggerli davvero ma alla radice, costruendo le condizioni necessarie alla crescita dei ragazzi, anche nel rispetto degli altri».

Flc Cgil: "Da Valditara visione paternalistica dei giovani"

«Appare evidente la visione arcaica e paternalistica» delle affermazioni del ministro Valditara: a dirlo all’ANSA è il segretario Flc Cgil Franceso Sinopoli. «La violenza nelle classi viene derubricata a problema del singolo studente che attraverso un’attività di «rieducazione» potrebbe, forse, recuperare. Quindi ci si limita a sanzioni e punizioni. Niente si dice dello strisciante processo di ghettizzazioni delle ragazze e ragazzi provenienti dai contesti più difficili che recenti riforme, come quella degli istituti professionali, hanno amplificato», osserva il dirigente sindacale. Riguardo ai neet «è evidente l’approccio tradizionale alle politiche giovanili, che vedono i giovani come target, ovvero come «bersagli» passivi delle iniziative a loro dedicate. Occorre, invece, considerare i giovani come una risorsa da valorizzare e non come un problema da risolvere. Per questo riteniamo fondamentale andare oltre la vecchia concezione di tutela che vede le giovani generazioni solo come cittadini di domani e valorizzare il ruolo dei giovani come portatori di competenze, valori, energie, talento Per fare anche questo per la Flc Cgil è la strada maestra è quella di elevare i livelli di istruzione portando ad almeno diciotto anni l’obbligo scolastico, rendendo obbligatoria la scuola dell’infanzia e riportando nell’alveo delle competenze esclusive dello Stato questa materia contro ogni forma di autonomia differenziata».

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