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Sgarbi attacca Meyer "straniero". Il sovrintendente: "Parole che mi fanno pena"

«La mia opinione è questa: perché la Scala deve avere sempre sovrintendenti stranieri, posso dirlo o devo avere la delega? Vorrei che almeno due istituzioni italiane, la Scala e gli Uffizi avessero un direttore italiano. E sono amico degli attuali direttori, ma lo dico come principio. Risulta che ci sia un direttore italiano al Louvre o all’Opera? Poi ho detto che è meglio dare i soldi alle maestranze che alla regia» a dirlo il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. Non gli risponde il sindaco di Milano Giuseppe Sala che martedì aveva detto: «Io ancora non so se Vittorio Sgarbi parla a titolo personale o no. Non mi risulta che abbia ancora una delega, quando formalmente avrà una delega, se vorrà discuterne, come bisognerebbe fare tra persone che si occupano di istituzioni, io sono disponibile».

«Il tema della delega - continua Sgarbi a margine di Più libri più liberi - è l’idea che Sala, che è uno sceriffo, abbia bisogno di una sanzione che sa. Ho ricordato che senza deleghe bocciai l’intervento sulla Scala e feci chiamare Botta, l'intervento di Botta si deve a me. Quindi studi Sala, non occorre avere le deleghe, occorre l’intelligenza che lui non sempre ha. Buttare giù il Meazza non è una cosa che dico io perché è nella legge. Il Meazza ha un valore storico, non monumentale. Lui finirà, io resterò, posso solo morire. Mi dispiace anche perché mi era simpatico» dice Sgarbi e rilancia: "Che deleghe ha per parlare con me Sala?». Risponde però nel giorno della prima il sovrintendente Dominique Meyer: «Io non faccio commenti su questo, io sono in Italia da 30 anni e la prima volta che sono venuto alla Scala era il 1980. Non mi sono mai sentito uno straniero. E mi sento a casa laddove si fa cultura». «Per la prima volta ho sentito questa parola dura, "straniero", mi ha fatto pena. Io sono stato accolto qui sempre molto bene da 35 anni - ha aggiunto -. Sono presidente di varie giurie e sono sempre stato accolto a braccia aperte. Mi fa pena essere considerato adesso come un cattivo straniero che non sa fare il suo lavoro. Sono 32 stagioni che dirigo l’Opera di Parigi, l’Opera di Vienna e adesso la Scala. Ho rispetto per questa persona che non conosco ma che credo non conosca il mio lavoro».

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