La strage di Roma, chi è Claudio Campiti. La morte del figlio di 14 anni e il post premonitore. Aveva con sé 170 proiettili

Cinquantasette anni, originario di Ladispoli. Si chiama Claudio Campiti l'autore della sparatoria seguita alla lite condominiale avvenuta stamattina a Roma in via Monte Gilberto, zona colle Salario. Dalle prime testimonianze raccolte dagli inquirenti sta emergendo come l'uomo vivesse in uno stato di profonda debolezza. Come riporta il Messaggero, Campiti viveva in una casa senza acqua e senza luce ed era stato protagonista di una serie di denunce e, finanche, di minacce nei confronti di bambini. "Aveva avuto problematiche - racconta una testimone - non so se era instabile".
La fuga e i proiettili
Campiti è stato trovato in possesso complessivamente 170 proiettili e anche di un secondo caricatore. In base a quanto si apprende ha sparato sette-otto colpi, altri sette erano nel caricatore dell’arma e altri 155 gli sono stati trovati addosso. L’indagato, infatti, aveva con sé al momento della sparatoria il passaporto e in uno zaino vestiti e sei mila euro in contanti. La morte del figlio quattordicenne Romano sulla pista da slittino della Croda Rossa, a Sesto Pusteria, nel 2012 ha segnato profondamente la vita di Claudio Campiti. Il padre della vittima è sempre stato presente durante tutto l’iter giudiziario, era profondamente convinto che la pista fosse pericolosa e doveva essere off limits per un ragazzo senza alcuna esperienza di slitta. Nel 2017 la Corte d’Appello di Bolzano confermò la sentenza di primo grado, condannando quindi a un anno e tre mesi di reclusione, il maestro di sci Alessio Talamini, il direttore del centro sciistico di Sesto-Croda Mark Winkler e l’addetto alla sicurezza Rudolf Egarter. Il tribunale di Bolzano, in precedenza, aveva fissato un risarcimento di 240.000 euro per la famiglia. Spesso Campiti si rivolgeva con lettere e mail alla stampa locale per riportare l’attenzione sul caso di suo figlio oppure per intervenire in occasione di incidenti simili. «Non vorrei cadere nel banale ma è così: mi alzo la mattina e c'è Romano; vado a letto la sera e c'è di nuovo lui», confessò Claudio Campiti nel 2016 al quotidiano Alto Adige. «Può sembrare assurdo - proseguì - ma oggi mio figlio è più presente nella mia vita di prima. Penso a quello che avrebbe potuto fare, se - dopo quel tragico incidente - non fosse diventato un ricordo». Voleva dar vita ad una Fondazione intitolata a Romano, raccontò anche in quell'intervista.
Il post che lasciava presagire il peggio
«Benvenuti all’inferno, qui con il codice penale lo Stato ci va al cesso, denunciare è tempo perso, sò tutti ladri». E’ quanto scriveva l’uomo fermato per la sparatoria di Roma, Claudio Campiti, sul suo blog dedicato al Consorzio Valle Verde. Il post, del 2 novembre 2021, è un lunghissimo elenco di accuse agli altri consorziati, riferimenti a presunte «mafie» e passaggi inquietanti come «Mi stanno tenendo senza pubblica illuminazione, si sa al buio si vede meno e si può sparare in tranquillità». Nel post si fa riferimento più volte a minacce di «schioppettate» per chi non rispetta le regole del comprensorio che gli sarebbero state rivolte da personaggi - Campiti fa nomi e cognomi - riferibili al Consorzio. Il senso generale del post sembra essere una sorta di lungo atto d’accusa nei confronti della gestione del Valle Verde, definito più volte una «associazione a delinquere» di cui fanno parte «i Comuni di Ascrea e Rocca Sinibalda, insieme con Prefettura e Procura di Rieti che hanno legalizzato il pagamento del pizzo esigendo le quote consortili che tra parte ordinaria e straordinaria sono anche esose». Una medaglia con un fascio littorio e il motto fascista "Molti nemici molto onore", "soldatini" con le fattezze di Hitler e Mussolini, assieme a decine di foto di quelle che sembrano gite domenicali a Roma, a Villa Adriana di Tivoli tra gli altri. E’ quanto si vede sul profilo Facebook di Claudio Campiti, fermato per la sparatoria di Roma.
Le frasi nel post
«Se non paghi le rate consortili a vita ti fanno scrivere dal loro avvocato di fiducia che partecipa anche alle riunioni (...) Ti scrivono per avvertirti che hanno cominciato le pratiche per espropriarti della tua proprietà (...) Anche il tribunale ci guadagna con le proprietà messe all’asta. Ma se non rompi i coglioni come fa il CAMPITI e dici che sei un morto di fame e non hai soldi tranquillo ti segnano che hai un debito ma nessun procedimento giudiziario ti verrà fatto, a loro più dei tuoi soldi interessa la tua complicità ricattandoti! Già dicono: al CAMPITI la casa gliela leviamo». Lo scriveva il 2 novembre 2021 sul suo blog Claudio Campiti, l’uomo fermato per la sparatoria di oggi a Roma. L’uomo appare esasperato dalle regole interne del Consorzio, comprese quelle per uniformare i lavori edilizi: «Sembra un campo di concentramento». Campiti stila poi una lista dei "soggetti coinvolti», dal sindaco di Ascrea alla presidente del Consorzio definita «una strega sotto spoglie di brava nonnina"; c'è poi un uomo, M.F., tra i più bersagliati nel post: «si becca 50mila euro annui dal Consorzio per la manutenzione delle strade» e «utilizza il territorio del Consorzio come discarica" (nel blog ci sono molte foto di materiali edili nelle sterpaglie). «Quando un giorno portai i Carabinieri a visionare una delle sue discariche - racconta ancora - si presentò tutto incazzato accusandomi di atti vandalici all’interno del Consorzio (fatto da me denunciato). Dopo la mia denuncia ha dovuto formalizzare l’accusa in Procura dove mi ha accusato anche di aver rubato una madonnina e la Procura (...) ha mandato a perquisirmi casa. Quando misi lo striscione con la scritta 'CONSORZIO RAUS' sul mio fabbricato si fermò tutto incazzato e disse: "e mò stai esagerando". Ancora pensava di avere incontrato uno dei tanti consorziati con il pannolino». Una donna è definita «mastino napoletano nano». Campiti riferisce poi di essere stato oggetto di «atti intimidatori verso chi rompe i coglioni": manomissione della cassetta elettrica ("forse dopo l’acqua riusciranno a levarmi anche l’energia elettrica"), danneggiamento della cassetta delle lettere. «Per questo documento sono stato denunciato alla Procura per diffamazione - afferma ancora - Al presente non vedono più un euro da me e hanno già avviato la pratica per l’esproprio della mia proprietà! Spero di farmi questo processo visto che il reato di associazione a delinquere non viene perseguito (e ovviamente essere condannato a un paio di ergastoli dalla rea Procura viste le «persone» e le istituzioni che sto «diffamando") e OTTENERE QUESTA BELLA MEDAGLIA! Ma in carcere c'è l’acqua che qui mi negano?».
La Procura parla di premeditazione
La Procura di Roma contesta il triplice omicidio aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi nei confronti di Campiti. Nel decreto fermo il pm Giovanni Musarò contesta inoltre il triplice tentato omicidio, in riferimento ai feriti, e il porto abuso di armi.
Gasparri chiede lumi
«Presenterò una interrogazione per sapere chi abbia rilasciato l’autorizzazione al poligono di Tor di Quinto a Roma, chi debba vigilare sui responsabili del Poligono e sulle regole vigenti in quel luogo, se sia vero che l'assassino di tre donne uccise a Fidene non avesse un porto d’armi e ciò nonostante si sia recato in questo poligono dove avrebbe preso una pistola che potrebbe aver usato per attuare una orrenda strage. Quel che leggo appare così incredibile che occorre andare a fondo anche interpellando le autorità di governo competenti». Lo afferma il vicepresidente del Senato e coordinatore romano di Forza Italia Maurizio Gasparri.