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Giovanni Pirovano di Mediolanum a Messina: "Le banche accanto alle famiglie"

Giovanni Pirovano, presidente di Banca Mediolanum e membro del comitato di presidenza dell’Abi, oggi sarà a Messina per inaugurare una sede del gruppo

Giovanni Pirovano, presidente di Banca Mediolanum e membro del comitato di presidenza dell’Abi, è oggi a Messina per inaugurare una sede. In un momento in cui il mondo bancario è al centro del dibattito politico, e la tendenza è quella di “ridurre” invece di “ampliare” la possibilità diretta di dialogo con i risparmiatori, ne abbiamo approfittato per fare con lui una lunga chiacchierata sui grandi temi generali del nostro Paese e sul momento di grave crisi che (quasi) tutti, a cominciare dalle famiglie italiane, attraversiamo.

L'eredità di Ennio Doris le pesa?
Desidero premettere che per me è un onore ricoprire la carica di presidente di Banca Mediolanum. Sono riconoscente al compianto presidente Ennio Doris ed alla sua famiglia per la fiducia che mi hanno accordato. La grande eredità morale e valoriale di Ennio Doris viene portata avanti nel segno della continuità da tutti i collaboratori della banca guidati da Massimo Doris (amministratore delegato dal 2008, n.d.r.). A posteriori posso affermare che a questo traguardo sono stato formato e accompagnato dallo stesso Ennio Doris nei venticinque anni di stretta collaborazione. Il suo esempio, i suoi consigli ed il suo insegnamento hanno fatto in modo che il passaggio del testimone avvenisse sostanzialmente in continuità di intesa e di condivisione dei suoi valori.

Ha dichiarato qualche mese fa che oggi le banche non si devono nascondere, ma è veramente così in un periodo in cui in molte famiglie sono in grande difficoltà e non arrivano a fine mese, e le banche negano linee di credito?
L’attuale crisi causata in primis dalla guerra russo-ucraina e dalle correlate conseguenze con il rialzo del costo delle fonti energetiche, delle materie prime, dei tassi di interesse sta avendo un forte impatto negativo soprattutto sulle famiglie, specie quelle a basso reddito e con pensioni e stipendi fermi. Le banche ne sono consapevoli e sono chiamate a mettere in campo ogni utile iniziativa per sostenerle garantendo l’accesso al credito a condizioni sopportabili. Le banche conoscono la storia e i bisogni di ogni famiglia, sono il loro riferimento e non debbono tradire la fiducia che è stata costruita in tanti anni di lavoro insieme.

C'è un'oscillazione costante dell’inflazione, viviamo una fase di profonda incertezza non solo economica ma sociale, che dalla pandemia non ci ha più abbandonato ed è stata accresciuta dai conflitti in Ucraina. Secondo lei c'è ancora voglia di scommettere sul futuro? E come si inserisce il mondo bancario in questo contesto, un mondo tradizionalmente “chiuso”?
L’inflazione sta erodendo salari, pensioni, risparmi e potere d’acquisto. Tutte le famiglie stanno combattendo contro questo virus, ognuna secondo le proprie possibilità, spesso tagliando consumi, facendo grosse rinunce, riducendo il proprio tenore di vita. La situazione geopolitica acuisce ulteriormente questo disagio e questa incertezza che può portare fino alla manifestazione di fenomeni di paura e di rabbia. Ma è proprio in questi momenti che gli attori che hanno responsabilità sociali - in primis le banche - debbono comportarsi come agenti positivi e propositivi, stando a fianco dei clienti accompagnandoli in scelte razionali, coltivando la speranza e trasmettendo la certezza che tutti i momenti difficili, come l’attuale, avranno una fine.

Lei è favorevole a misure come il reddito di cittadinanza o pensa ad altri strumenti? Intanto le file alle mense dei poveri si allungano...
Tutti i Paesi hanno in essere forme di assistenza per contrastare la povertà, la diseguaglianza e l’esclusione sociale. Differenti possono essere i requisiti richiesti, le forme di sostegno, i percettori e la durata. Mi auguro che il dibattito politico per la sua riforma in corso porti ad identificare presto una strada maestra, condivisa da tutte le forze in campo, in primis quelle sulla frontiera della assistenza, per ridare speranza e fiducia alla fascia di popolazione che si trova sotto la soglia della povertà assoluta e che soprattutto intende riconquistare una propria dignità lavorativa. Un Paese civile come il nostro non può voltare le spalle al problema della povertà. Per il principio che ognuno debba fare la propria parte, Banca Mediolanum, tra le molte iniziative, ha attivato a partire dal 2009 il “prestito di soccorso”, una convenzione con le Fondazioni Antiusura appartenenti alle diocesi italiane per aiutare le persone cadute in difficoltà economica attraverso prestiti senza garanzia e senza oneri. In Sicilia operiamo con assiduità con la Fondazione Santi Mamiliano e Rosalia di Palermo e, da poco, anche con la Fondazione Beato Cardinale Dusmet di Catania.

Il mondo dell'impresa, proprio dopo le ultime decisioni del governo in tema di bonus edilizi, grida di una forte difficoltà prossima ventura. Come affronterà il mondo bancario in genere, e Mediolanum in particolare, questa emergenza che si prospetta?
Tutti i dati a disposizione, in primis quelli relativi all’andamento del Pil nazionale, sembrerebbero confermare che le imprese stanno gestendo alquanto bene questa crisi, molto meglio di quanto avvenne con la crisi Covid. Ovviamente le banche continuano ad essere molto attente all’evolversi della situazione ed è per questo che chiedono al Governo ed all’Europa di poter mantenere in essere le forme di sostegno quali le moratorie ed i prestiti con garanzia pubblica, eventualmente allungando le scadenze già in essere. Sono però consapevoli che queste misure non debbono essere estese a tutte le imprese ma solamente a quelle che si trovano in effettive difficoltà a causa, ad esempio, del rialzo del costo dell’energia o della impossibilità a reperire materie prime. Per quanto riguarda le migliaia di piccole imprese edilizie impattate dalle recenti misure governative sui bonus edilizi, concordo con la proposta raggiunta di compensare i crediti incagliati di queste imprese con gli F24 gestiti dalle banche.

Usciremo mai dall'emergenza, o dopo pandemia, guerra, crisi del gas, ne “troveremo” un'altra che ci fa comodo per appiattirci ancora di più?
La storia dell’uomo è sempre stata caratterizzata da momenti difficili ma alla fine ha sempre prevalso la forza di andare avanti e di progredire. Sono certo che questo avverrà anche dopo questi anni in cui stiamo sperimentando, dopo lunghi decenni di fortunata tranquillità, emergenze, come il Covid e la guerra, che pensavamo estirpate dalla nostra vita quotidiana. Non credo ad un appiattimento della nostra società, anzi mi auguro che possano emergere forze coraggiose, soprattutto tra i giovani.

Gli investimenti azzerati delle famiglie italiane, il “mattone” in crisi, i risparmi di anni volatilizzati. Questo scenario le fa paura? Come si sovverte?
Le famiglie italiane sono detentrici di oltre 4.000 miliardi di ricchezza finanziaria con una forte componente di liquidità che, se rimane così investita, rischia di essere “azzerata” dell’inflazione crescente.
È compito anche delle banche consigliare le famiglie a indirizzare queste masse verso investimenti fruttiferi. I valori delle case, sempre molto bassi da molti decenni, sono lo specchio dell’immobilismo del nostro Paese. Se non crescono gli stipendi e l’occupazione, soprattutto quella qualificata, il mercato del “mattone” non potrà riprendersi perché viene a mancare la sana domanda di acquisto. Ricordo infine che le famiglie italiane sono tra le meno indebitate d’Europa.

Il sistema bancario italiano come può resistere a questa onda d'urto?
Come ha recentemente affermato il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, i principali indicatori dello stato di salute del sistema bancario italiano sono nel complesso positivi. Sono certo che le banche sono preparate, sia dal punto di vista patrimoniale che organizzativo, a sostenere famiglie e imprese. Ma occorre soprattutto uno sforzo corale congiunto tra Governo, istituzioni, banche, imprese e famiglie. Tutti insieme abbiamo la forza, le capacità e le risorse per fare crescere il nostro Paese e ridare fiducia soprattutto alle nuove generazioni. Fondamentale la capacità di utilizzare efficacemente le risorse concesse dall’Europa con il Piano di Coesione, il Pnrr ed il Repower EU.

Due aspetti fondamentali per il futuro che lei intende coltivare assolutamente in Mediolanum?
Banca Mediolanum deve proseguire sulla strada tracciata dal fondatore Ennio Doris, grande banchiere illuminato e dal cuore d’oro. Essere sempre di più il punto di riferimento delle famiglie italiane nelle loro scelte di risparmio. Essere a loro fianco nel realizzare insieme i loro progetti di vita pronti anche ad affrontare e superare insieme momenti difficili come quelli attuali. Parallelamente occorre continuare ad investire sulla innovazione e sulla digitalizzazione, come continuamente espresso da Massimo Doris.

La drastica riduzione degli sportelli bancari in tutto il Paese come si concilia con la vostra apertura a Messina, cosa significa?
Come tutti sanno nell’ultimo decennio gli sportelli bancari si sono ridotti di oltre un terzo, in linea con quanto avviene in tutta l’Europa. Questa “desertificazione” è la conseguenza di tanti fenomeni soprattutto quello della forte innovazione e digitalizzazione dei servizi bancari. Tutte le banche oggi offrono un buon servizio on line completo ed utilizzato da un sempre maggior numero di clienti. La filiale tradizionale ha così perso la funzione di centro operativo per lo svolgimento delle operazioni amministrative. Il cliente però ha sempre bisogno di poter avere un rapporto personale e diretto con il direttore della banca e il consulente finanziario per poter confrontarsi, chiedere consigli, esporre i propri obiettivi e per questo è sempre fondamentale avere a disposizione un luogo idoneo per coltivare questa relazione. È per questo che Banca Mediolanum apre oggi a Messina i nuovi uffici dove i clienti hanno la possibilità di incontrare i loro Family Banker in un ambiente confortevole e ben visibile in centro città. La Banca Mediolanum è presente in tutta Italia con quasi 500 Family Banker Office

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