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Messina, aperta un’inchiesta sul suicidio in carcere del 24enne tunisino

Accertamenti in Procura

È stata aperta un’inchiesta sul suicidio in carcere a Gazzi del 24enne tunisino Aymen Dahech, che si è tolto la vita qualche ora dopo l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Simona Finocchiaro, una volta tornato in cella. Ovviamente la ricostruzione da parte della Procura di quelle ore è ancora in corso. L’inchiesta è gestita dal procuratore aggiunto Vito Di Giorgio e dal sostituto Giuseppe Adornato, e sta andando avanti anche attraverso gli adempimenti tristemente classici in casi come questo, ovvero l’autopsia sul corpo, affidata al medico legale Elvira Ventura Spagnolo, e gli accertamenti sul luogo del suicidio, per comprendere le modalità e il contesto.
Un particolare toccante. Gli agenti penitenziari che sono intervenuti subito dopo la tragedia, a quanto pare hanno trovato un biglietto scritto dal ragazzo e rivolto alla madre, in cui le chiede scusa del gesto estremo.
Con Dahech, l’11 marzo scorso, per la vicenda accaduta il 20 febbraio a Torre Faro, la rapina e il sequestro di persona di una connazionale, gli agenti delle Volanti portarono in carcere a seguito dell’ordinanza di custodia cautelare siglata dal gip Simona Finocchiaro, anche altri due connazionali del ragazzo, la 30enne Awatef Ben Amara, amica della vittima della rapina e del sequestro e il 18enne Zoubaier Jlidi. Il 20 febbraio fu il conducente di un bus dell’Atm a chiedere l’intervento della polizia per l’aggressione ai danni di una donna in via Circuito, nella zona di Torre Faro, la vittima della rapina, che dopo essere riuscita a scappare gli chiese aiuto disperata.

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