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In condizioni gravissime la psichiatra Barbara Capovani aggredita a martellate a Pisa, un uomo in fuga

Contrariamente a quanto scritto in precedenza dall'agenzia Agi, la psichiatra aggredita ieri a Pisa «versa in condizioni estremamente critiche ma è ancora viva». E’ quanto si apprende da ambienti sanitari. Barbara Capovani, 55 anni, ha subito profonde ferite alla testa e resta in fin di vita ma al momento non sono state avviate le procedure per l’accertamento di morte cerebrale che eventualmente si protrarranno per sei ore. Fonti non ufficiali avevano riferito della morte della donna che fortunatamente invece è gravissima ma ancora in vita.

Senza ancora conoscere il volto dell’aggressore, che ha aspettato la vittima all’uscita dal lavoro prima di colpirla, ci si interroga su chi possa aver aggredito così brutalmente nel pomeriggio di venerdì 21 aprile Barbara Capovani, che era la psichiatra responsabile dell’unità funzionale Salute mentale adulti e Spdc dell’ospedale Santa Chiara di Pisa: nessuna pista al momento può essere esclusa.

Inoltre la Regione Toscana ha subito messo in allerta il Centro di gestione del rischio clinico per procedere alla segnalazione dell’evento una volta acquisite ulteriori informazioni dalla ricostruzione della dinamica dell’accaduto. Ad essere sotto choc per quanto accaduto è anche l’Ordine dei medici e i sindacati della categoria: nell’ultimo anno in Toscana si sono registrate 1.258 aggressioni ai medici.

A parlare di «atto gravissimo che addolora nel profondo» è il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri, Filippo Anelli. «Questa violenza - aggiunge - ci riporta alla mente il barbaro assassinio della psichiatra Paola Labriola. E in queste ore siamo tutti vicini alla collega, perché riesca a farcela, alla sua famiglia, e anche ai sanitari dell’ospedale». Anche i medici e dirigenti Ssn Fp Cgil Toscana commentano "l'ennesimo atto di violenza nei confronti di un operatore sanitario. Un atto inqualificabile nei confronti di una professionista nell’esercizio delle proprie funzioni. Un atto vile nei confronti di una donna - aggiungono - e sono proprio le donne, infatti, a subire spesso queste violenze sul lavoro, retaggio culturale che emula le pulsioni della società. Il fatto che una donna, una professionista nell’esercizio della propria funzione, venga massacrata e ridotta in condizioni critiche deve aprire una profonda riflessione nelle istituzioni locali e regionali. Chiediamo alle forze dell’ordine di mettere in campo ogni azione per scoprire l’autore di questo spregevole gesto. All’azienda e alla Regione chiediamo invece tutela nell’azione legale e costituirsi parte lesa al fianco della collega. Le giunga da tutti noi l’augurio che possa tornare al più presto ai suoi affetti, della sua famiglia e al suo lavoro».

Psichiatra aggredita: medici, sistema incapace di prevenire

«L'episodio della nostra collega di Pisa è inaccettabile e indegno di un paese civile». Così, in una nota, Concetta Liberatore, referente del Gruppo donne dell’Anaao Toscana. «Si può morire per lavorare? No». Unanimi ed intensi sono i sentimenti di rabbia, dolore, vergogna e protesta da parte della nostra associazione nell’apprendere queste notizie, oltretutto per un evento prevedibile, in quanto pare che il sospetto aggressore fosse un soggetto già noto, si spiega in una nota dell’Anaao Toscana. «Un’aggressione efferata e di una violenza inaudita contro una donna, un medico, una professionista che svolgeva il suo lavoro come psichiatra responsabile nell’Unità funzionale salute mentale adulti dell’Usl Nordovest all’interno dell’ospedale Santa Chiara di Pisa - afferma Tiziana Attala, referente della Psichiatria dell’Asl Toscana sud est -. Ora è lì, ricoverata in condizioni critiche e in prognosi riservata».

Anaao Toscana ha più volte richiamato l’attenzione sulla sicurezza negli ambienti di lavoro, sui sistemi di vigilanza, sulle tutele degli operatori sanitari ed in particolare, si spiega ancora, delle donne medico, che oggi più di ieri, si trovano incastrate in un contesto lavorativo difficile, costrette spesso loro malgrado a svolgere il loro lavoro in precarie condizioni di sicurezza. E di questo problema lo Stato, la Regione e le istituzioni se ne devono far carico perché, la responsabilità per eventi come questo è, purtroppo, in capo ad un sistema che non è capace di prevedere né di prevenire: non si tratta solo di una tragica fatalità.

In Toscana, nel 2022, si sono verificati 1.258 aggressioni a medici e operatori sanitari degli ospedali, di cui 935 verbali e 323 fisiche, con conseguenti 193 denunce per infortuni. «Bastano per fare qualcosa? Un operatore al giorno subisce un atto di violenza al giorno. Soprattutto donne. Nel mondo sanitario, come nella società, pagano il tributo maggiore. Oggi è toccata a lei, la dottoressa di turno, purtroppo - prosegue Attala -. Una di noi, nostra collega, nell’esercizio delle proprie funzioni. Ad aspettarla all’uscita dell’ospedale il suo aggressore che, con ferocia, l’ha colpita alla testa ed è riuscito a fuggire».

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