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Porti a Messina, rivolta contro Mega: chiesta un'ispezione all'Autorità dello Stretto

Il principale “capo d’accusa” è che «sin da subito Mega non ha mai tenuto in considerazione quelle che erano le direttrici di sviluppo dell’area di Messina e Milazzo pianificate nel corso delle precedenti gestioni

La «sostanziale paralisi operativa dell’Ente» e il «mancato funzionamento del Tavolo del Partenariato del Mare» sono alcune delle motivazioni che hanno portato i rappresentanti di Albo Trasportatori, Assarmatori, Assiterminal, Confartigianato Trasporti, Confesercenti, Confcommercio, Confindustria, Confitarma, Federspedi e Ancip a chiedere una verifica ispettiva sulla gestione dell’Autorità di sistema portuale dello Stretto.

La nota, sottoscritta dai rappresentanti delle organizzazioni, è stata trasmessa al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. Un duro affondo nei confronti del presidente Mario Paolo Mega, a pochi mesi dalla conclusione del suo mandato, che scadrà nel prossimo autunno (è stato nominato dall’allora ministro del M5S, Danilo Toninelli, nell’ottobre 2019).
«Siamo imprenditori e aziende – è la premessa del documento – che operano nei diversi settori del cluster marittimo, nell’ambito dell’Adsp dello Stretto; imprese che, nel complesso, producono centinaia di milioni di euro di valore e occupano migliaia di addetti, con volumi di traffico rilevanti per il sistema di relazioni tra la Sicilia, la Calabria e il resto del Paese». Si parte proprio dalle origini: «La nomina di Mega ebbe una genesi anomala poiché la procedure di selezione non vide la presentazione di una rosa di candidati ma la proposizione di un singolo nominativo, per di più senza il consenso delle due Regioni interessate, si trattò, dunque, di un atto d’imperio del Consiglio dei ministri, primo caso in Italia di una siffatta procedura attuata in deroga alla legge. È per tale ragione che la Regione Calabria aveva presentato alla Corte Costituzionale ricorso (poi respinto) contro l’istituzione dell’Autorità di sistema dello Stretto mentre quasi contestualmente la Regione siciliana presentava al Tar del Lazio, contro la nomina di Mega, ben tre ricorsi, ancora pendenti».
Poi, nel documento si ripercorrono questi quattro anni: «Già subito dopo il suo insediamento, l’ing. Mega dimostrava tutti gli aspetti divisivi del suo “modus operandi”, limitando al minimo i rapporti con gli “stakeholders” istituzionali e privati». E il principale “capo d’accusa” è che «sin da subito Mega non ha mai tenuto in considerazione quelle che erano le direttrici di sviluppo dell’area di Messina e Milazzo pianificate nel corso delle precedenti gestioni, disconoscendo così i principi basilari della continuità amministrativa».

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