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Tre inchieste legate alla ministra Santanchè: due su società che ha amministrato e una su un fondo misterioso

Il claim pubblicitario che appare su internet spiega che «Negma Group è un fondo di investimento diversificato con uffici a Parigi, Milano e Dubai», ma quando la Guardia di Finanza si è presentata all’indirizzo italiano ha trovato solo una «mail box». E’ un particolare che emerge dall’indagine milanese per aggiotaggio sul fondo, con base negli Emirati e alle British Virgin Islands, che ha finanziato, attraverso la sottoscrizione di un prestito obbligazionario convertibile, Visibilia Editore, una delle società del gruppo fondato dalla ministra del Turismo e senatrice di Fdi Daniela Santanchè, al centro di una inchiesta collegata per bancarotta e falso in bilancio e nella quale la parlamentare non ha più cariche dal 2022.

Il pm Paolo Filippini già lo scorso gennaio ha acceso un faro su Negma per fare luce sulla regolarità o meno delle operazioni concluse con una ventina di società italiane in difficoltà, tra cui Caleido, Eprice, Fidia e pure Visibilia e Ki Group con Bioera. Operazioni che alla fine sono state fonti di guadagno per chi ha finanziato e di perdite per gli azionisti.

Inoltre, gli investigatori della Gdf puntano a individuare chi effettivamente abbia mosso e muova ancora i fili di questa società di investimento, che non ha i requisiti richiesti dalle norme italiane. Secondo la ricostruzione dell’accusa, Visibilia Editore nel 2017 ha sottoscritto un prestito obbligazionario convertibile per 3 milioni con un altro fondo degli Emirati, Bracknor Ltd. Prestito ceduto, poi, due anni dopo a Negma Group Ltd che a sua volta, nel 2021, ha siglato un secondo prestito obbligazionario con la società fondata da Santanchè per altri 2 milioni.

Tale operazione, per i soci di minoranza, è stata «logicamente ed economicamente incomprensibile», poiché Negma vendendo subito le azioni (non era tenuta da contratto a tenerle in pancia per un periodo) e «inondando» così il mercato faceva crollare il titolo Visibilia in una «caduta verticale», come riporta la consulenza della Procura, depositata nella causa civile intentata dai soci di minoranza nei confronti di Visibilia Editore.

«In più bisogna tener conto che la Negma effettuava le conversioni - prosegue la relazione - ad un prezzo particolarmente vantaggioso, individuato sulla base del 95% (per il primo prestito obbligazionario) e del 96% (per il secondo prestito) del minore Daily Vwap (prezzo medio ponderato per i volumi delle transazioni) registrato durante i 12 giorni di borsa aperta antecedenti la data di richiesta della conversione».

A breve la Procura di Milano dovrebbe definire l’indagine per falso in bilancio a carico della ministra Santanchè e altri ex amministratori del gruppo e, qualora il fronte fallimentare dovesse chiudersi senza alcuna dichiarazione di insolvenza, anche automaticamente cancellare l’altra accusa di bancarotta. Ma intanto si è in attesa del parere dei pubblici ministeri sulla proposta di concordato semplificato avanzata, sempre al Tribunale fallimentare, da Ki Group srl, società in cui la senatrice un tempo aveva una partecipazione e che fino all’anno scorso era guidata dal suo ex fidanzato Canio Mazzaro. Sulla società operativa nel settore del bio, anch’essa finita nei 'tentacolì dei prestiti di Negma, è stato aperto un fascicolo al momento senza indagati né titolo di reato. Un fascicolo che si intreccia con gli altri due, tutti legati da un fil rouge che porta alla ministra.

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