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Il racconto di Mattia Aguzzi: "Ho salvato la bimba, ma non sono un eroe. Ho chiuso gli occhi ed è andata bene"

Così al Corriere della Sera l'uomo che ha salvato la bimba precipitata da un palazzo a Torino

«Ero lì sotto e speravo solo di riuscire a prenderla. Credo anche di aver chiuso gli occhi, ma è andata davvero bene». Così al Corriere della Sera Mattia Aguzzi, l'uomo che ha salvato la bimba precipitata da un palazzo a Torino. «La mia fidanzata abita poco distante da quel palazzo. Siamo usciti insieme per andare da mio cugino, che mi aveva chiamato per chiedermi di comprare il pane. Io non credo al destino, ma se non avessi ricevuto quella telefonata non sarei mai passato di lì».

«Ho provato a immaginare il punto dove sarebbe potuta cadere e mi sono piazzato lì - ricorda l’uomo - Nella mia mente ho scolpita l’immagine della piccola con le braccia in alto che tenta di aggrapparsi. Ma poi il peso l’ha trascinata giù. Non c'era tempo per pensare. Ho allargato le braccia e sperato di prenderla al volo. Alla fine è rimbalzata sul mio petto e l’ho bloccata per un attimo. Ma l’impatto è stato forte e siamo caduti tutti e due». «Dai, no, eroe no - dice inoltre l’uomo alla Stampa - Ho fatto tutto così, in modo naturale. Non ho pensato a nulla e ho provato a fare quel che si doveva fare». Lui adesso dice di stare bene: «All’inizio facevo fatica a respirare. L’affanno. Oppure la botta. Non so. Mi hanno detto che non ho nulla e sono contento così. E comunque adesso non mi diranno più che è meglio se dimagrisco un poco (ride). È andata bene. Che cosa possiamo volere di più? Il destino ci ha messi lì. Il caso. La fatalità. A quel che ne so stiamo tutti quanti bene. E questa, mi creda, è la cosa più bella»

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