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Amanda Knox chiede revoca condanna per calunnia nei confronti di Patrick Lumumba

Ricorso in Cassazione per essere assolta grazie a Corte europea

Amanda Knox

Dopo essere stata definitivamente riconosciuta estranea all’omicidio di Meredith Kercher, Amanda Knox vuole essere assolta anche per la calunnia nei confronti di Patrick Lumumba che le è costato una condanna a tre anni di reclusione. Sentenza che sembrava essere inappellabile come l'altra e invece ora impugnata in Cassazione dall’americana facendo leva sulla decisione a lei favorevole della Corte europea dei diritti dell’uomo e di un nuovo articolo introdotto nel codice di procedura penale con la riforma Cartabia. La trentaseienne di Seattle punta quindi a quella che potrebbe diventare una dichiarazione di totale e completa estraneità a tutto ciò che ha riguardato l’omicidio Kercher, compiuto a Perugia la sera del primo novembre del 2007, e aprire la strada a una richiesta di risarcimento del danno. Legato ai tre anni di reclusione inflitti per la calunnia e considerati scontati nei quasi quattro passati in cella dall’arresto alla scarcerazione dopo l’assoluzione in appello.

Un nuovo capitolo di una storia giudiziaria che sembra non avere fine. La quinta sezione della Cassazione deciderà il 12 ottobre in camera di consiglio sul ricorso predisposto per Knox dagli avvocati Carlo Dalla Vedova e Luca Luparia Donati. Al quale si oppone Lumumba con l’avvocato Carlo Pacelli. I giudici potranno decidere di confermare la condanna per calunnia, di revocare senza rinvio, cioè assolvere, o di annullare con rinvio, e in questo caso ci sarebbe un nuovo processo da celebrare a Perugia ma solo per quel reato. Al centro di questo troncone processuale le dichiarazioni rese da Knox agli investigatori poco prima di essere arrestata e con le quali accusò del delitto Lumumba. Il quale per quelle parole finì in carcere per 14 giorni prima che venisse accertata la sua estraneità al delitto e prosciolto su richiesta dal pm.

La Knox ha sempre sostenuto di avere tirato in ballo Lumumba perché messa sotto pressione durante l’interrogatorio, negando la calunnia. Ragioni rivendicate anche davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo che ha condannato l’Italia - ricordando i suoi difensori nel ricorso - per violazione dei diritti nel procedimento per calunnia. Sottolineando come le dichiarazioni furono rese senza l’assistenza di un difensore quando invece doveva essere già considerata destinataria di un’accusa. Secondo la Corte - scrivono ancora i legali - "sussiste inoltre la violazione del diritto a un equo processo». La difesa di Knox fa poi riferimento al nuovo articolo 628-bis del codice di procedura penale relativo alla «richiesta per l’eliminazione degli effetti pregiudizievoli delle decisioni adottate in violazione della Convenzione per la salvaguardia dei diritti dell’uomo» e alla raccomandazione R (2000) 2, del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa che ha invitato gli Stati contraenti ad adottare una qualche forma di riapertura del procedimento nelle ipotesi in cui la Corte abbia accertato una violazione dei diritti. Quelli che ritiene di avere subito Knox. Ora alla Cassazione l’ultima, forse, parola sul caso giudiziario dell’omicidio Kercher.

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