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Campi Flegrei: Ingv, nessun segnale di eruzione imminente. Il sistema vulcanico non mostra magma in superficie

Il terremoto di magnitudo 4,2 avvenuto nella notte ai Campi Flegrei «rientra negli eventi legati al fenomeno bradisismico. Quest’ultimo ha una relazione con la dinamica vulcanica, ma al momento non ci sono variazioni per supportare l’ipotesi che ci sia un’eruzione imminente": lo ha detto all’ANSA Francesca Bianco, direttrice del dipartimento Vulcani dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia.  «Al momento lo scenario di riferimento non cambia», ha aggiunto Bianco. Resterà invariato "finché non arriveranno altri dati che indicheranno la presenza di magma in superficie», vale a dire a una profondità di due o tre chilometri. «Attualmente - aggiunge - misure indirette indicano che il magma si trova alla profondità di circa sei chilometri». Altre misure su questo aspetto sono in corso, ma richiederanno mesi.

Dal sito Ingvvulcani.com

I Campi Flegrei sono un sistema vulcanico la cui attività è cominciata più di 60.000 anni fa. La loro storia eruttiva è dominata dalle eruzioni dell’Ignimbrite Campana (39.000 anni fa) e del Tufo Giallo Napoletano (15.000 anni fa), che hanno determinato la formazione di una caldera complessa.

Durante l’eruzione dell’Ignimbrite Campana, la più violenta dell’area mediterranea, sono state generate correnti piroclastiche che hanno sepolto i due terzi della Campania sotto una spessa coltre di tufi. A seguito di tale eruzione, i Campi Flegrei e una parte dell’area oggi occupata dalla città di Napoli, sono sprofondati, generando una caldera che fu invasa dal mare.

Nei millenni a seguire l’attività vulcanica si è concentrata nell’area all’interno della caldera, formando centri eruttivi e nuova terra emersa.

L’eruzione del Tufo Giallo Napoletano ha devastato un’area di circa 1.000 chilometri quadrati e ha causato lo sprofondamento di una caldera più piccola, contenuta all’interno della prima. Negli ultimi 10.000 anni, la parte centrale di questa caldera è stata interessata da un sollevamento di circa 90 m, per effetto di un fenomeno di risorgenza che ha profondamente condizionato l’attività vulcanica successiva.

Questa è proseguita all’interno della caldera con più di 60 eruzioni, prevalentemente esplosive, concentrate in tre Epoche di intensa attività, separate da lunghi periodi di quiescenza (I Epoca, tra 15.000 e 9.500 anni fa; II Epoca, tra 8.600 e 8.200 anni fa; III Epoca, tra circa 5.500 e 3.800 anni fa).

L’ultima eruzione è avvenuta nel 1538, dopo un periodo di stasi durato più di 3.000 anni, e ha generato il cono di tufo del Monte Nuovo. L’eruzione è stata preceduta da importanti fenomeni precursori (sismicità, sollevamenti del suolo nell’area del cratere in formazione, degassamento), è durata una settimana ed è stata dominata da esplosioni freatomagmatiche, con generazione di correnti piroclastiche e depositi da caduta.

Oggi l’area flegrea è sede di intensa attività fumarolica (La Solfatara, Pisciarelli), di attività sismica e di un fenomeno, chiamato bradisismo, che è parte del più generale fenomeno della risorgenza, con il periodico lento sollevamento e abbassamento del suolo. Gli episodi più recenti di sollevamento sono stati quelli del 1969-72 e del 1982-84, quando molti abitanti dell’area, soprattutto quelli del centro storico di Pozzuoli, furono costretti ad abbandonare le proprie case. Dal 2005 a oggi è di nuovo in atto un lento sollevamento del suolo che a giugno 2022 ha superato i 97 centimetri.

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