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Ancora terremoti ai Campi Flegrei, resta la paura: gli abitanti temono un'eruzione

A poche ore dallo sciame del 26-27 settembre, un’altra serie di scosse ha continuato ad investire i Campi Flegrei, anche se con terremoti molto lievi: ma resta alta la paura di chi vive in quell'area, così densamente popolata, e a Napoli. Si prepara intanto una legge ad hoc, per la gestione di un’area così delicata, annunciata dal ministro per la Protezione civile Nello Musumeci.

Intanto si lavora su due fronti: quello della ricerca, che con l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia continua a raccogliere dati che permettano di capire quanto il sia attivo il sistema idrotermale, ossia le strutture lungo le quali il magma può risalire verso l’alto e spie del comportamento del vulcano; l’altro fronte è quello della gestione di un’area così complessa, con la necessità di predisporre un provvedimento di legge, con procedure semplificate, che coinvolga anche la Regione Campania, la Città Metropolitana di Napoli e dei Comuni interessati al fenomeno, la Prefettura, oltre i Centri di competenza, dall’Ingv al Cnr, Eucentre, Reluis e Plinius.

«Sottoporrò il provvedimento al Cdm entro alcune settimane», ha detto Musumeci al termine di un incontro dedicato a «una prima analisi delle misure urgenti di prevenzione da adottare», Impossibile, al momento, capire come si evolverà la situazione. Lo ha detto anche il presidente dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Carlo Doglioni, nell’audizione davanti alla Commissione Ambiente della Camera, secondo il quale i possibili scenari sono due, profondamenti diversi fra loro.

«Lo scenario meno critico è una situazione analoga alla crisi del 1982-84», una crisi bradisismica che «è durata 2 anni poi si è fermata», mentre «al momento lo scenario più critico è un’eruzione come quella del Monte Nuovo, del 1538, la più recente delle oltre 70 eruzioni esplosive avvenute nei Campi Flegrei e la meno violenta di quelle avvenute nel lontano passato, prima fra tutte quella di 39mila anni fa. Se poi il suolo dovesse continuare a sollevarsi, come sta facendo dal 2005 e con l’accelerazione delle ultime settimane non è possibile escludere nuovi terremoti, come hanno detto più volte vulcanologi e sismologi, e «si potrebbe arrivare a un evento di magnitudo 5», ha osservato Doglioni.

La situazione ai Campi Flegrei continua intanto a essere controllata 24 ore su 24 dalla rete di strumenti dell’Ingv: l'istituto «è in prima linea», ha detto il presidente, e «sta facendo il possibile per monitorare quanto sta accadendo», «c'è la massima attenzione». Al di là di qualsiasi incertezza, resta il fatto, ha rilevato Doglioni, che «è impossibile pensare che i Campi Flegrei si spengano perché sono un vulcano attivo».

Per questo prepararsi ad affrontare un’eventuale emergenza è d’obbligo, soprattutto considerando le difficoltà della possibile evacuazione di una zona così densamente abitata. Sono allo studio, ha detto Musumeci, un Piano straordinario di analisi della vulnerabilità delle zone edificate, sia per il pubblico che per il privato, e un Piano di comunicazione alla popolazione e di esercitazioni di protezione civile, con il coinvolgimento di volontari.

«Il tema dei temi è la criticità della viabilità e delle vie di fuga», anche per il prefetto Mario Morcone, assessore regionale alla Sicurezza, all’Immigrazione e alla Protezione civile. «La zona è densamente popolata e le infrastrutture sono insufficienti a garantire un’assoluta semplicità per andar via nel momento in cui si dovesse avvertire una situazione di difficoltà». Per l’economista Antonio Coviello, dell’Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo del Consiglio Nazionale delle Ricerche, un’evacuazione improvvisa di «600mila o 700mila persone» è «impensabile e costosissima». Comporterebbe infatti una spesa «stimata in oltre 30 miliardi di euro annui, con un danno economico sul Pil di almeno l’1%».

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