Sabato 05 Ottobre 2024

In gravi condizioni l’immunologo Le Foche, aggredito da un paziente che lo accusa di aver sbagliato terapia

Durante la pandemia è stato un punto di riferimento nella lotta al Covid e volto noto al grande pubblico per i suoi interventi durante trasmissioni televisive e interviste. L’immunologo Francesco Le Foche, 65 anni, responsabile di un reparto di immunoinfettivologia al Policlinico Umberto I, si trova ricoverato da giovedì sera proprio nello stesso ospedale romano in terapia intensiva dopo essere stato selvaggiamente aggredito da un suo paziente di 36 anni con precedenti penali, nel suo studio di via Po, nel quartiere Salario e a pochi passi da Villa Borghese. E’ stato un poliziotto libero dal servizio a fermare Mauro Renato Morandi, pregiudicato romano di 36 anni, bloccato dopo l’aggressione. Il poliziotto, dopo aver sentito le urla del medico, è intervenuto bloccando l’aggressore. Secondo quanto ricostruito dalla polizia, che ha fermato l'aggressore per l’accusa di tentato omicidio, il paziente contestava all’immunologo di avere sbagliato diagnosi e cura della infezione alla colonna vertebrale di cui era convito di essere affetto. Tutto si è consumato in pochi minuti, intorno alle 18 di giovedì. Il paziente aveva chiesto un nuovo consulto al medico ma l’incontro con il luminare ha preso una piega drammatica. Dopo pochi istanti è infatti scattata la violenta aggressione: il paziente, forse un soggetto borderline, ha massacrato di botte Le Foche colpendolo ripetutamente al volto e alla testa. Un vero e proprio raptus di violenza durato alcuni, interminabili, secondi. Un pestaggio violentissimo avvenuto all’interno dell’ufficio del noto immunologo. Il trambusto e le urla hanno attirato l’attenzione della segretaria e degli altri pazienti che erano in attesa che hanno immediatamente allertato le forze dell’ordine chiamando il numero di emergenza 112. Sul posto sono arrivate numerose volanti della Polizia. L'aggressore è stato immediatamente bloccato. Per Le Foche il trasporto in ospedale in codice rosso: i medici dell’Umberto I gli hanno riscontrato un trauma facciale, con diverse fratture sia al setto nasale che all’orbita oculare sinistra. Le sue condizioni sono definite dai sanitari critiche ma non è in pericolo di vita. Non è escluso che nei prossimi giorni, appena le condizioni cliniche lo consentiranno, venga sottoposto ad un intervento chirurgico. Dopo il fermo il paziente è comparso davanti al giudice per direttissime di piazzale Clodio che ha disposto per lui il trasferimento nel carcere di Regina Coeli. Gli inquirenti stanno comunque continuando a scavare nel passato dell’uomo per capire se vi fossero ulteriori elementi di risentimento o se si sia trattato di un gesto legato a posizione no vax. Al momento, comunque, non sarebbero emersi elementi in questo senso. Le Foche, riconosciuto specialista in allergologia e immunologia clinica, durante i mesi drammatici del Covid ha effettuato studi soprattutto sulla variante Omicron. Nato a Sezze è iscritto all’albo dei medici di Latina si è formato professionalmente all’istituto di Malattie Infettive e Tropicali del Policlinico Umberto I Sapienza Università di Roma, dove lavora come dirigente medico del Day Hospital di immunoinfettivologia. Il ministro della Salute, Orazio Schillaci, ha espresso solidarietà all’immunologo. «L'episodio di violenza lascia sconcertati e basiti - ha affermato il ministro -. In quest’anno abbiamo previsto misure importanti dirette a presidiare la sicurezza degli operatori sanitari che lavorano nelle strutture del SSN. Ma è evidente che dobbiamo lavorare per promuovere un cambiamento culturale che permetta di riscoprire l'alleanza tra medico e paziente». Per il presidente della Regione Lazio, Francesco La Rocca quanto avvenuto «non può essere tollerato. Medici, infermieri, Oss, hanno diritto a lavorare in sicurezza». L’Ordine dei medici chiede «maggiore protezione» mentre per l’assessore Regionale, Luisa Regimenti, siamo di fronte «all’ennesimo, barbaro episodio di violenza nei confronti di medici e operatori sanitari».

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