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L'Ad Rai Sergio: violenza mediatica contro Pino Insegno, "Il mercante in fiera" non sarà chiuso

È presto per trarre conclusioni sugli ascolti, anche perché in estate i risultati sono condizionati dal caldo, la stagione autunnale è appena cominciata e altri programmi devono arrivare. L’Ad della Rai, Roberto Sergio, difende così le scelte di palinsesto, dopo le partenze negative di alcune delle nuove trasmissioni lanciate dalla tv pubblica.

L'ultima è "Avanti popolo", il nuovo programma di Nunzia De Girolamo partito ieri sera su Rai3 con 574mila spettatori e il 3,6% di share, ben al di sotto della concorrenza. Nel mirino della critica era però finito per primo "Il mercante in fiera", la nuova creatura di Pino Insegno che staziona intorno al 2% su Rai2. «Sono indignato per la violenza mediatica e preventiva nei confronti di Pino Insegno e del suo programma - ha detto Sergio, intervistato dal direttore dell’ANSA Luigi Contu all’iniziativa Ceo for Life -. Insegno è un professionista serio, che ha accettato una sfida molto complessa. Voglio dare una notizia: il suo programma non verrà chiuso».

L’Ad spiega che a breve arriveranno nuove trasmissioni, come "Far West" di Salvo Sottile, a dimostrazione - assicura - «che vogliamo proseguire con il giornalismo d’inchiesta». La notizia che Sergio conferma è, però, soprattutto il ritorno dall’anno prossimo, probabilmente da gennaio, di Massimo Giletti, dopo la turbolenta uscita da La7. «Riparto dal basso», dice il conduttore in uno spot girato per la partenza di Viva Rai2 con Fiorello, un’altra delle frecce che Viale Mazzini è pronta a scoccare dal 6 novembre.

Poi l’anno prossimo, per le celebrazioni dei 70 anni della tv e i 100 anni della radio, saranno Pippo Baudo e Renzo Arbore a «tenere il fil rouge». Sergio si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa, parlando degli addii eccellenti che hanno scosso la Rai dopo il suo arrivo.

A partire da quello di Fabio Fazio, che domenica 15 tornerà sul Nove con "Che tempo che fa" e ha deciso di non ospitare, come precedentemente annunciato, Patrick Zaki. Una scelta - assicura il conduttore - non dovuta alle polemiche per le frasi su Israele pronunciate dall’attivista, che aveva definito il premier Benyamin Netanyahu «un serial killer», ma alla necessità di cambiare la scaletta del programma dopo l'attacco di Hamas.

«Se vai via per scelte economiche - attacca l'Ad -, non puoi dire che l’azienda che lasci ti avrebbe condizionato e poi sei il primo ad autocensurarti». Quindi un riferimento a Bianca Berlinguer che ha lasciato la Rai «perché voleva una striscia quotidiana che io non ero in grado di garantire in quel momento, ma potrà tornare», e al caso Fedez. «La notizia della sua non partecipazione a Belve è stata ufficializzata casualmente durante il suo ricovero - afferma Sergio -. C'è la tendenza a strumentalizzare alcune scelte. Il problema è che non sono stati definiti i rapporti dopo il Primo Maggio e Sanremo, quando non ha brillato. Tutto questo deve essere chiarito e poi potrà continuare a partecipare». Sergio assicura che non c'è alcuna rivalità con il direttore generale Giampaolo Rossi e si dice fiducioso sul futuro della Rai.

«Quando sono arrivato ho trovato un’azienda stanca e demotivata perché per troppi anni si è più concentrata in polemiche sterili che in fatti concreti - sottolinea -. Rossi ed io stiamo lavorando e realizzando entro fine novembre tutto quello che nel passato non è stato fatto: il piano industriale, il contratto di servizio, l’accordo definitivo sul canone in bolletta e se possibile l’extragettito». La riforma dell’informazione per il momento non è ancora in cantiere, ma sarà alla sua attenzione nel futuro. Sempre che a luglio 2024, quando scadrà il mandato, venga confermato. Sergio fa sapere che non ha remore, a differenza di qualche predecessore, a dire che parla con i politici, pur non facendosi condizionare, e poi, a Contu che si complimenta con lui per lo stile diretto nelle risposte, replica: «Sono così. Non so quanto durerò, ma sono così».

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