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Quella notte con Fedez del medico reggino Tito Sofi: «Così l'ho curato all’arrivo in ospedale»

E’ reggino il medico che ha accolto al Pronto soccorso dell’Ospedale Fatebenefratelli di Milano il cantante Fedez giunto in struttura con una emorragia interna causata da varie ulcere. Dopo averlo visitato, comprendendo che la situazione non fosse delle migliori, il medico lo ha convinto a restare ricoverato in ospedale e poi lo ha seguito durante le varie fasi assieme agli altri colleghi. Lui è Tito Sofi, 45 anni, reggino, vive a Milano e opera in uno dei reparti più importanti e delicati della sanità pubblica lombarda.
Tito Sofi, nato a Vibo, si è poi trasferito a Reggio, laurea e specializzazione con il massimo dei voti all’Università di Messina. Esperienza professionale in provincia di Torino, poi a Milano al Policlinico, all’ospedale San Carlo e in ultimo, dal 2016, al Fatebenefratelli. «Abbiamo lavorato come accade sempre in quest’ospedale – ci dice Sofi – con la stessa professionalità e con l’attenzione che usiamo per qualsiasi paziente, indipendentemente dal suo nome o dalla popolarità. Il fatto che Fedez abbia deciso di completare questo percorso di cure in una struttura pubblica ci rende molto orgogliosi e conferma l’altissima qualità dei servizi offerti dal sistema sanitario della Lombardia».

Raccontaci cosa è successo quella sera.

«Durante il turno di lavoro ci chiamano in Pronto Soccorso avvisandoci che è in arrivo Fedez con il 118. Lo accolgo assieme ai miei colleghi del triage con le domande di rito e mi racconta tutta la sua storia clinica e i problemi di salute del momento. Lo sottoponiamo a vari esami e dopo poco arrivano i risultati. Ogni paziente vorrebbe tornare a casa il più presto possibile ma anche a Fedez dico ciò che avrei detto a qualsiasi persona con tali esiti, compreso mio fratello: ti consiglio di restare qui stanotte. Fedez accetta il consiglio e dopo poche ore emerge ciò che lui stesso ha raccontato pubblicamente. L’ho seguito costantemente tutta la notte in Pronto Soccorso e ne ho apprezzato il carattere e i modi».

Se fosse andato via avrebbe rischiato?

«Se fosse andato via sarebbe stato monitorato costantemente con i modi e i tempi previsti dai protocolli, altra cosa è il ricovero in ospedale con un monitoraggio costante, considerando anche la sua pregressa situazione clinica. In questo caso, il ricovero è stato provvidenziale per evitare complicanze, ipoteticamente anche molto gravi».

È stato anche riconoscente nei vostri confronti.

«Ha ringraziato pubblicamente tutto il personale del Fatebenefratelli. Io ho fatto solo il mio dovere assieme ai miei colleghi, come è nostra abitudine. Così come gli altri colleghi dei vari reparti che lo hanno curato nei giorni successivi. La sanità pubblica in Lombardia è di altissimo livello, il Pronto Soccorso del Fatebenefratelli, dove opero da tanti anni, ha ritmi molto intensi e cerchiamo sempre di dare il massimo guidati dal dottor Andrea Beretta, un professionista di altissimo livello ed un management che ci consente di lavorare in modo ottimale».

Torneresti a Reggio se avessi la possibilità di lavorare?

«Sono andato via perché le possibilità erano poche. Qui sto benissimo, sia dal punto di vista personale che professionale. Ci penserei solo a parità di condizioni lavorative».

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