La città non è così pericolosa da dover girare armati e poi, per ridurre il rischio di venir rapinati, basta usare di più i pagamenti elettronici e muoversi con meno contante addosso. Sono queste le motivazioni con cui prima la Prefettura di Lodi e ora il Tar della Lombardia hanno negato a un commerciante il rinnovo del porto d’armi.
La vicenda è del 2019 ma si è conclusa in questi giorni, dopo l'ennesimo rifiuto, quello del Tar della Lombardia che ha suggerito nelle sue motivazioni che «può evitare lo spostamento di denaro contante servendosi dei più moderni mezzi di pagamento».
Il commerciante non ne voleva proprio sapere di privarsi di quell'arma che per tanti anni, in precedenza, gli era stato consentito di portarsi dietro per difesa personale. Giunto il momento del rinnovo, pensava proprio che, come in precedenza, si sarebbe trattato solo di una formalità. Ma qualche mese dopo aver presentato la richiesta, la Prefettura lo aveva preavvisato del fatto che era destinata a venire rigettata.
A quel punto, l’imprenditore aveva argomentato meglio le motivazioni per continuare ad avere il porto d’armi spiegando di essere attivo in diversi settori e anche pubblico esercente e tabaccaio che tutti i giorni, soprattutto in orario serale, esce dai locali con ingenti incassi in contanti da andare, poi, a depositare. Anche queste ulteriori argomentazioni, però, non sono bastate all’ufficio territoriale del Governo.
Che, non molto tempo dopo ha definitivamente confermato il suo no. Da qui la decisione di ricorrere al tribunale amministrativo regionale. Nel documento relativo si riporta che l’uomo ricopre talvolta anche incarichi di amministrazione nell’interesse di due società operanti, rispettivamente, nei settori di forniture di macchinari e di compravendita di immobili. Ma il Tar lo ha stabilito chiaramente: «Il ricorso è infondato e dev'essere respinto».
Caricamento commenti
Commenta la notizia