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Il caso dell'autista e dei dipinti nel bagagliaio, Sgarbi presenta un esposto: "Sistematica diffamazione"

Il caso dell'autista e dei dipinti nel bagagliaio, Sgarbi presenta un esposto: "Sistematica diffamazione".

Il sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi annuncia di aver presentato ieri un esposto "contro la sistematica opera di diffamazione del giornale Il Fatto Quotidiano che oramai da 8 giorni pubblica ricostruzioni infondate, menzogne e gravi illazioni sul suo operato e quello dei suoi collaboratori". «Spacciando per "giornalismo" una valanga di diffamazioni e calunnie - afferma Sgarbi in una lunga nota - Il Fatto Quotidiano per l’ottavo giorno consecutivo (una campagna diffamatoria a tutto spiano) continua a pubblicare vergognose illazioni sul mio conto».

«Nelle edizioni del 30 e 31 ottobre, prospettando come vere le fasulle dichiarazioni di un mio ex autista chiaramente animato da rancore e un proposito di vendetta per essere stato allontanato - continua il sottosegretario - pubblica notizie palesemente false, altre di una gravità inaudita, come quella pubblicata nell’edizione di martedì 31 ottobre nell’articolo dal titolo "Sgarbi: i suoi autisti vessati e quei dipinti nel bagagliaio", in cui l’autore, utilizzando come "fonte" le illazioni di un mio ex autista, mi accusa di avere portato all’estero, nel bagagliaio (sic) della mia auto, dei quadri destinati a immaginari acquirenti, quindi attribuendomi uno specifico reato. In un paese civile, un giornalismo serio, di fronte a un’accusa di siffatta gravità, frutto del proposito diffamatorio di un individuo animato da risentimenti nei miei confronti, in mancanza di qualsiasi elemento di prova avrebbe dovuto ignorarla. E invece il giornale», continua Sgarbi, l’ha amplificata, rendendosi complice dell’operazione di discredito a mio danno. Di questa grave diffamazione, che si aggiunge alle altre diffuse quotidianamente dal giornale, si stanno già occupando i miei legali». Nella lunga nota, Sgarbi contrattacca punto per punto sulle presunte irregolarità che gli vengono attribuite. Torna a parlare di «violazione di account di posta elettronica" attraverso cui «sono stati rubati documenti e messaggi riguardanti la mia attività di storico e critico dell’arte».

Ricorda di essere, da prima della nomina a sottosegretario, "direttore artistico della Fondazione Pallavicino (carica comunicata all’AgCom che ha ritenuto essere compatibile con il mio ruolo) per la quale ho curato, con regolare compenso, la promozione della collezione di proprietà del Principe Pallavicino». Sottolinea ancora di non aver «mai chiesto per le missioni istituzionali in Italia alcun rimborso sebbene la legge lo preveda». Quanto al 'Ritratto di gentiluomò attribuito a Tiziano, afferma che «il quadro in questione non ha mai fatto parte della Fondazione Cavallini Sgarbi». «Falsa - ribadisce - anche l’accusa di non pagare le tasse. Ho in corso, come milioni di italiani, una regolare procedura di rottamazione».

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