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Ottomila persone per l'ultimo saluto a Giulia: giovani nelle prime file, abbracciati e con gli occhi rossi

Prato dalla Valle e il sagrato della basilica di Santa Giustina a Padova si sono riempiti con più di 8mila persone venute da tutta la Regione per dare l'ultimo saluto a Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Tantissimi i giovani e giovanissimi presenti, molti con gli occhi rossi, altri stretti l’uno all’altro. Diverse anche le scolaresche, tra cui una classe dell’istituto agrario Trentin di Lonigo (Vicenza). «Siamo qui per esprimere la nostra vicinanza alla famiglia di Giulia, ne abbiamo parlato a scuola, è un caso che ci ha scossi», commenta Nicola, rappresentante d’istituto.
«La morte di Giulia è stato un evento spartiacque che ha portato ad un aumento del senso di responsabilità collettiva" dichiara Emma Ruzzon, Udu Padova, sottolineando come la morte di Giulia abbia scosso e mosso la comunità studentesca. «Se siamo riusciti a portare in tv i temi del patriarcato e della cultura dello stupro, vuol dire che qualcosa si è mosso. E il risultato si è visto: le richieste di aiuto ai centri antiviolenza sono aumentate» conclude. Composto da giovani anche il coro diocesano che ha accompagnato l’omelia.

«Il valore e il rispetto della vita vanno riaffermati con determinazione in ogni ambito, circostanza e dimensione, in questo momento in cui sono in corso i funerali di Giulia Cecchettin». Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, alla cerimonia delle Stelle al merito del lavoro al Quirinale.

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1 Commento

Fernando

05/12/2023 16:03

Lotta al patriarcato, null'altro di serio e sensato si riesce a dire? Giovani che ripetono lo slogan di turno: il clima, il teorema gender, adesso il nuovo mantra. Parlare di cattiva educazione, di giovani privi di valori, di problemi psichiatrici in famiglie troppo intente a coccolare piuttosto che crescere e parlare con i propri figli e comprenderne le problematiche costa troppo, vero? Giovani che hanno tutto, troppo, come gli stessi genitori dell'assassino hanno ammesso: "Abbiamo cercato di dargli tutto ciò che desiderava". Ecco, cercato di dargli tutto ciò che voleva, ma l'amore? Il comprendere che ciò che vuoi lo devi conquistare con il sudore, i sacrifici e, a volte, si deve sapere rinunciare? Perché questi giovani non ci parlano male del patriarcato quando i genitori vanno in classe a litigare, fin dalle scuole elementari, con quegli insegnanti che cercano di dare loro un esempio, una cultura, a volte anche l'educazione? Poi si pretende che la scuola educhi al sentimento, ma come farlo se un ragazzo spara o accoltella la professoressa ed i genitori ricorrono al TAR per evitarne bocciatura ed espulsione dall'Istituto scolastico prestigioso?! Questo i giovani che parlano di patriarcato non lo dicono, forse la vergogna li fa tacere? Si facciano un serio esame di coscienza, loro per primi, che sono pronti a ridere quando il loro compagno di studi deride il disabile come l'insegnante di turno, che esercitano prevaricazione. Si scandaglino dentro anziché dare le colpe agli altri e cavalcando concetti superati da 200 anni, e lo dice chi padre (purtroppo) non lo è, ma ha ricevuto un rigido insegnamento all'educazione ed al rispetto del prossimo e dei valori della vita. Si guardino intorno, questi ragazzi del qualunquismo, osservino come la violenza dilaga, forse da quando i genitori hanno smesso di essere tali per fare gli amici dei figli o, peggio ancora, per essere genitori solo quando si tratta di giustificarne manchevolezze e nefandezze, forse per evitare di ammettere di avere fallito. Anziché vivere di mantra, facciano autocritica...

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