Lunedì 23 Dicembre 2024

Mes: la Camera ha respinto il trattato. Hanno votato contro Lega, FdI e M5s

No al Mes. L’Aula della Camera certifica il 'niet' con un voto che arriva dopo una accelerazione a sorpresa, voluta dalla stessa maggioranza, seppur con distinguo interni. Alla fine, quindi, dopo diversi slittamenti e la tentazione sino all’ultimo momento utile di rinviare il dossier a gennaio, il centrodestra stoppa ulteriori meline e decide di chiudere la 'partità sul Mes prima di Natale: si va subito in Aula e si vota. Una scelta che arriva solo dopo aver incassato la garanzia della 'messa in sicurezzà della tenuta della maggioranza stessa: centrodestra diviso, sì, ma non spaccato nettamente in due, è il ragionamento. Se, infatti, il no di Lega e FdI era abbastanza scontato, non altrettanto lo era l’astensione di Forza Italia, da sempre favorevole al via libera alla ratifica delle modifiche al Mes. I voti a favore sono 72 (Pd, Azione, Iv e Più Europa), i contrari 184 ( Lega, FdI e M5s), 44 gli astenuti (Avs, Forza Italia e Noi moderati). Si divide il centrodestra, dunque, ma anche le opposizioni vanno in ordine sparso. «Se andiamo in Aula con il voto contrario di FdI e Lega e il voto a favore di Forza Italia è la fine», era il ragionamento che impegnava la mediazione in corso sin dalla prima mattinata. Da qui il pressing per arrivare a un «compromesso accettabile» per tutti: a sciogliere il nodo arriva il sì degli 'azzurrì all’astensione. Un 'escamotagè che evita una frattura netta, anche se l’esito finale della votazione rende plasticamente le diverse linee che albergano nel centrodestra, con il partito guidato da Antonio Tajani a favore del Mes e pronto a dire sì alla ratifica delle modifiche al Trattato (nonchè «irritato» per un’accelerazione non condivisa) e i leghisti non disposti a cedere di un millimetro sul no netto. Raccontano autorevoli esponenti della maggioranza che FdI avrebbe anche evitato il voto in Aula, preferendo rinviare il nodo a gennaio. Ma poi, è sempre la ricostruzione degli eventi che forniscono gli stessi protagonisti delle trattative, la scelta: andiamo in Aula. C'è chi, maliziosamente tra le file delle opposizioni, sostiene che il sì del partito di via della Scrofa all’accelerazione sia un sì «subito», per non lasciare il campo libero alla Lega. Nella maggioranza si negano queste ricostruzioni e si minimizza anche la spaccatura: «La maggioranza parlamentare ha votato secondo propria coscienza nel rispetto delle posizioni altrui all’interno della coalizione», spiega ad esempio il capogruppo di FdI Tommaso Foti. Anche dal governo si punta a depotenziare la portata del voto. «Il governo, che si era rimesso al Parlamento, prende atto del voto dell’Aula di Montecitorio sulla scelta di non ratificare la modifica al trattato Mes», spiegano fonti di palazzo Chigi.

Salvini: "Se una cosa non serve, io non la voto"

«Il voto di oggi non compromette i rapporti dell’Italia con l’Europa. Assolutamente. Tutti dicono che il Mes non serviva e gli altri l’hanno votato. Se una cosa non serve, io non la voto. Punto e basta». Così il vicepremier Matteo Salvini tornando sul voto con cui il Parlamento ha bocciato la ratifica di riforma del Mes. «Anzi - ha poi aggiunto Salvini - siccome l’Italia ha messo dei soldi in questo istituto, visto che non ci serve possiamo anche chiederli indietro questi soldi»

Rampelli: "Noi rispondiamo alla volontà popolare"

Il Mes è uno degli strumenti di cui si è dotata l’Ue per salvare gli Stati in difficoltà. Peccato che per la Grecia è stato patibolo e ghigliottina. Come funziona: l’Ue ti dice che devi rientrare nei parametri, per farlo devi praticamente bloccare la crescita, vendere gli asset strategici e fare sacrifici (pensioni, salari, servizi), ma bloccando la crescita peggiori i parametri, allora puoi chiedere soldi al Mes che invece di darteli per aiutarti, visto oltretutto che gli hai dato decine di miliardi, pretende altre riforme lacrime e sangue, senza rendere conto a nessuno delle sue decisioni e i suoi capi hanno l’immunità. Se non fai le riforme arriva la troika che vende tutto il patrimonio (alle multinazionali degli Stati ricchi) e ti riduce in schiavitù come se fossi stato conquistato con le armi. Indipendenza addio. Certo se si bloccasse il patto di stabilità potrebbe avere un senso, se si desse equità alla libera concorrenza (compresa la Bolkenstein su arenili, aree pubbliche, centrali idroelettriche e monumenti), se si considerasse insieme al debito pubblico quello privato su cui siamo i migliori in Europa, anche il Mes diventerebbe meno famelico. Ma alle condizioni date il nostro storico no al Mes non poteva che essere confermato. Abbiamo ricevuto un mandato popolare anche su questo. L’opposizione se ne faccia una ragione. Si chiama coerenza». E’ quanto dichiara il vicepresidente della Camera dei deputati Fabio Rampelli di Fratelli d’Italia.

Schlein: "Per un tweet di Salvini ledono credibilità del Paese"

«Per un tweet di Salvini stanno ledendo la credibilità internazionale dell’Italia perchè con questa scelta non è che come dice Salvini: "Hanno evitato di utilizzare lo strumento". Il Parlamento non ha votato questo, ma stanno impedendo agli altri Paesi europei di potervi ricorrere con le modifiche che sono state trattate». Lo afferma la segretaria del Pd, Elly Schlein.  

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