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Stop all’odio in rete (e non solo), Razzante: l’impegno della Commissione Segre e le scuole in prima linea

La scuola come luogo in cui si costruisce la pace e si “decostruiscono” le fondamenta dell’odio: proprio a questa assoluta urgenza sociale è stata dedicata dall’Unesco l’edizione 2024 della Giornata Internazionale dell’Educazione, celebrando il “ruolo cruciale che l’istruzione e gli insegnanti svolgono nel contrastare l’incitamento all’odio, un fenomeno che è cresciuto esponenzialmente negli ultimi anni con l’uso dei social media, danneggiando il tessuto delle nostre società”. «La diffusione accelerata dell’incitamento all’odio è una minaccia per tutte le comunità, la nostra migliore difesa è l’istruzione» afferma Audrey Azoulay, direttrice generale dell'UNESCO ribadendo la necessità di fornire gli strumenti giusti a docenti, studentesse e studenti.

Nella posizione espressa anche dall’Unesco, dunque, c’è tutta la sostanza di un allarme trasversale che dilaga ampiamente ormai da anni, alla luce di un’escalation legata non solo ai grandi conflitti e alle tensioni internazionali, ma alla quotidianità di una dimensione “onlife” che, tra reale e digitale, vira spesso su traiettorie gravemente intolleranti e discriminanti. Con conseguenze, sulle persone bersaglio, di natura certamente psicologica ma che sovente si possono concretizzare in veri e propri atti di violenza fisica: perché ogni parola ha dietro un pensiero, e davanti una probabile azione. Da qui una mobilitazione globale contro i “discorsi d’odio” (denigrazione, diffamazione, stereotipi o minacce verso gruppi e singoli, anche il compagno o la compagna di classe) e un cogente richiamo ad un’etica delle relazioni fondata sul rispetto, di cui si avverte fortemente il bisogno. Il Parlamento affronta il tema con la “Commissione straordinaria per il contrasto ai fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza” istituita al Senato, voluta e presieduta dalla senatrice a vita Liliana Segre. Che di quell’odio fu ed è ancora bersaglio, vivendo sotto scorta, con la ferma volontà però di contrastarlo con ogni mezzo nella sua recrudescenza, che lei stessa ha definito “agghiacciante”, ad esempio nel commentare i recenti dati diffusi dalla polizia sull’impennarsi delle denunce per atti di discriminazione dopo il 7 ottobre.

Il ruolo della Commissione e la forza di Liliana Segre

Consulente a titolo gratuito della Commissione Segre è il prof. Ruben Razzante, docente di Diritto dell’informazione all’UniCatt di Milano e alla Lumsa di Roma, fondatore del portale www.dirittodellinformazione.it.

«La Commissione - spiega l’esperto - è stata voluta con forza dalla senatrice Liliana Segre e in questo c’è un grande significato simbolico e politico. Essa trae forza ed autorevolezza dall’impegno politico della senatrice ed attraverso di esso i lavori della Commissione si sono rivolti non solo al Parlamento italiano, alle istituzioni europee, al dibattito pubblico, ma innanzitutto alle nuove generazioni, in modo che strumenti nuovi diano forza alle nostre democrazie».

La Commissione anti-odio - chiarisce Razzante - «è chiamata a osservare, studiare e intervenire sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo, istigazione all’odio e alla violenza verso persone o gruppi sociali in base a etnia, religione, orientamento sessuale o condizioni fisiche o psichiche particolari. La Commissione si impegna a proporre ed esaminare preventivamente le proposte di legge in tema di istigazione all’odio e alla violenza e, in casi specifici, anche a procedere direttamente alla loro approvazione. Ho sempre denunciato la piaga dell’odio in Rete, auspicando una chiara assunzione di responsabilità anche da parte delle grandi piattaforme e ho sempre sottolineato la necessità di una convergenza bipartisan sulle azioni di contrasto all’odio nel web e sui social, che mina le fondamenta della pacifica convivenza tra le persone. E ho dato con profonda convinzione la mia disponibilità».

Il contrasto ai discorsi d'odio è un tema prioritario: come riconoscerli?

«Il contrasto ai discorsi d’odio, sia online che offline, è diventato un tema prioritario a causa dell'incidenza sempre maggiore di espressioni discriminatorie, violente o minacciose. Questi discorsi possono manifestarsi su Internet, sui social media, ma anche nella vita di tutti i giorni. Il loro impatto negativo sulla società è significativo, poiché essi possono contribuire alla polarizzazione, all'intolleranza e alla creazione di un ambiente ostile. I discorsi d'odio possono essere definiti come comunicazioni che diffamano, denigrano o incitano alla violenza contro un individuo o un gruppo sulla base di caratteristiche come razza, etnia, religione, genere, orientamento sessuale o altre caratteristiche protette. Riconoscerli può essere complesso, poiché possono variare nelle forme e nei toni. Alcuni segnali comuni includono l'uso di linguaggio offensivo, stereotipi negativi, minacce, o incitamento all'odio o alla violenza».

Qual è il ruolo della scuola nell’azione di contrasto?

«Le scuole devono impegnarsi in prima linea nella lotta contro i discorsi d’odio, specialmente per quanto riguarda i più giovani. Sicuramente è necessario educare all’inclusione, insegnando il rispetto per la diversità e creando programmi che sensibilizzino sui rischi e gli impatti dei discorsi d'odio, sia online che offline. Resta fondamentale l’educazione alla cittadinanza digitale che insegni, non solo ai più giovani, come utilizzare responsabilmente i mezzi di comunicazione digitale e come distinguere tra un dibattito costruttivo e un comportamento dannoso. Quando però non si riescono a prevenire queste situazioni è necessario rispondere prontamente a episodi di discorsi d'odio o bullismo».

Come si inserisce, tra prevenzione e repressione, il tema dei discorsi d’odio nel quadro normativo, rispetto alla tutela dei diritti della persona?

«Sicuramente il tema richiede un equilibrio delicato tra prevenzione e repressione, al fine di tutelare i diritti della persona. Nel contesto della tutela dei diritti della persona, è importante considerare il diritto alla libertà di espressione. Tuttavia, questo diritto non è assoluto e può essere limitato per preservare altri diritti fondamentali, come la dignità umana, la non discriminazione e la sicurezza pubblica. È quindi essenziale garantire che le misure adottate per combattere i discorsi d'odio non compromettano eccessivamente la libertà di espressione. Pertanto, molte giurisdizioni cercano di definire in modo preciso cosa costituisce un discorso d'odio, mantenendo un equilibrio tra la protezione dei diritti delle persone e la prevenzione di comportamenti dannosi per la società».

«Oggi, nell'era digitale, è importante considerare anche la responsabilità delle piattaforme online nel contrastare i discorsi d'odio. Le normative possono stabilire requisiti per le piattaforme affinché monitorino e rimuovano contenuti dannosi, senza compromettere eccessivamente la libertà di espressione. In definitiva, il quadro normativo dovrebbe trovare un equilibrio tra la tutela dei diritti della persona e la promozione di un ambiente sociale che favorisca la diversità e la convivenza pacifica. È una sfida complessa che richiede una considerazione attenta dei diritti individuali e collettivi e che deve puntare a contrastare efficacemente i danni derivanti dai discorsi d’odio».

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