
Sono passati alcuni anni da quando la villetta in via Grazia Deledda 22 ad Avetrana, tra le province di Taranto e Lecce, non è più meta del turismo dell’orrore. Non ci sono più i curiosi che vogliono vedere di persona dov'è stata uccisa il 26 agosto del 2010 la piccola Sarah Scazzi, «l'angelo biondo» strangolato dai propri parenti a soli 15 anni. Ma i seimila abitanti di Avetrana temono che tutto possa cambiare a partire da domani, giorno in cui Michele Misseri, lo zio di Sarah accusato di aver gettato il cadavere delle nipote in un pozzo, sarà scarcerato con un anno di anticipo rispetto agli otto previsti. E tornerà nella casa del delitto, ormai abbandonata.
La stessa in cui, secondo una sentenza passata in giudicato, Sarah sarebbe stata uccisa dalla zia Cosima Serrano e dalla cugina 22enne Sabrina che lei considerava come una sorella. Entrambe sono ancora in carcere condannate all’ergastolo. A scatenare il delitto - secondo gli inquirenti - furono rivalità sentimentali e dissapori tra Sabrina e Sarah. Ad Avetrana alcune troupe televisive sono già state avvistate.
E il Comune, temendo il ritorno «del circo mediatico», ha emanato una ordinanza che vieta la sosta e il transito in via Deledda e nelle strade circostanti. Le decisione è stata presa per «scongiurare ingorghi veicolari a causa di presumibili inusitati incrementi di flussi veicolari - si legge sul sito del Comune - conseguenti alla ripercussione mediatica degli ultimi giorni» sulla scarcerazione del 69enne. Misseri potrà festeggiare il suo 70esimo compleanno, tra circa un mese, da uomo libero. Condannato a otto anni per soppressione di cadavere, lascerà con circa un anno di anticipo il carcere di Lecce, per buona condotta e per effetto della norma "svuotacarceri".
Secondo la Cassazione, Misseri avrebbe avuto un ruolo solo dopo la morte della nipote. Incaricato dalla moglie e dalla figlia, traportò in auto il corpo della 15enne portandolo da casa sua fino alle campagne della contrada Mosca e qui lo gettò in un pozzo. Il giallo sulla scomparsa di Sarah cominciò il pomeriggio del 26 agosto del 2010. Erano le 14 quando Sarah andò a casa di Sabrina, poco distante dalla sua, ma non fece più ritorno.
Per 40 giorni le ricerche non portarono a nessun risultato. Poi Misseri cominciò a parlare. Prima simulò di aver trovato in campagna il cellulare di Sarah, poi confessò il delitto dicendo di aver molestato e assassinato la nipote e di aver nascosto il cadavere in una cisterna interrata. Dopo una settimana, però, ritrattò e coinvolse nel delitto la figlia Sabrina. La 22enne giurò di essere estranea ai fatti ma fu arrestata e poi condannata assieme alla mamma.
Misseri allora cambiò ancora una volta la sua versione dei fatti e disse di essere l’unico responsabile ma i giudici non gli credettero. A circa 500 metri dalla villa di Misseri c'è la casa di Sarah in cui vive ancora sua madre, Concetta, che ha fatto sapere ai cronisti di voler essere lasciata in pace. Un sentimento, probabilmente, comune a tutti gli abitanti di Avetrana.
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