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Ponte Morandi, l'ad di Autostrade per l'Italia Tomasi: "Chiedo scusa"

Chiedere scusa: non è facile e quando c'è di mezzo un dolore enorme come quello che provano i parenti delle 43 vittime di Ponte Morandi potrebbe sembrare inutile. Ma Roberto Tomasi, ad di Aspi, subentrato a quella gestione che oggi è sotto processo per la tragedia del Morandi, l'ha fatto oggi e, dice, «se ne non l’ho fatto prima, mi dispiace». L’intervista rilasciata all’emittente ligure Primocanale verte in verità sui cantieri che affliggono il nodo autostradale genovese, nodo che verrà preso d’assalto con il primo affacciarsi dell’estate, e sui cantieri e sulle grandi opere che Aspi sta portando avanti in Liguria, dal tunnel subportuale alla Gronda. Ma è impossibile non chiedere a Tomasi di Ponte Morandi. "Chiedo scusa" dice. «Esprimo il dolore mio personale e di tutta la società per quello che è successo e certamente non c'è una giustificazione, le scuse sono mie ma anche di tutto il personale ben sapendo le responsabilità che ha una società che gestisce un bene pubblico». Ma oltre le scuse, oltre il rammarico, e il dolore c'è una cosa in più che Tomasi dice e che è dirompente: «chiedo fiducia da parte dei cittadini e certamente dei parenti delle vittime anche se mi rendo conto che è difficile con un dolore così importante - ha detto Tomasi -. Ciò che noi possiamo dimostrare e quello che noi garantiremo è che faremo tutte le attività necessarie per poter ammodernare le infrastrutture. Questo faremo nonostante tutte le critiche che andremo a ricevere perché è fondamentale investire in sicurezza in Liguria ma anche in tutto il Paese». Ma perché queste scuse non sono arrivate prima, atteso che non riporteranno nessuno indietro?

«Credo di aver chiesto scusa e se non è stato fatto me ne dispiaccio ma credo di averlo fatto con tutta la determinazione del caso - dice Tomasi -. Non avevamo alcuna giustificazione per quello che era capitato e quindi questa era di fatto una scusa per quello che era successo ma credo anche che ci deve essere riconosciuto il grandissimo sforzo che stiamo facendo in questa fase per cercare di ridare un’infrastruttura al Paese sapendo che per trent'anni in questo paese di infrastrutture non si è più parlato». Fa uno sforzo evidente Tomasi a riportare il discorso sulle infrastrutture perché parlare di quello che successe il 14 agosto 2018 fa male a tutti, anche a lui che ha avuto la carica di ad e ha voluto rivoluzionare la società di fatto allontanando chi oggi è a processo. «Ma oggi dobbiamo riparlare di infrastrutture, dobbiamo parlare di ammodernamento, non possiamo pensare di spostare questo problema ulteriormente e quindi dobbiamo affrontare adesso sia la questione dei potenziamenti che quella degli ammodernamenti perché non abbiamo più tempo da perdere», perché una tragedia così non debba accadere mai più.

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