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Israele, scontri a Roma dopo il "no" della Sapienza al boicottaggio: studenti contro la Rettrice. Bernini: "E' vergognoso"

La Sapienza «rifiuta l’idea che il boicottaggio della collaborazione scientifica internazionale, la rinuncia alla libertà della didattica e della ricerca, e la negazione delle associate responsabilità di ogni singolo ricercatore possano favorire la pace e il rispetto della dignità umana». Questo nel documento diffuso al termine della seduta congiunta, da Senato Accademico e dal Consiglio di Amministrazione della Sapienza che hanno ricordato il carattere universalistico e libero della ricerca scientifica. L’ateneo esprime «dolore e orrore per l’escalation militare».  In primo luogo gli organi di governo dell’Università hanno rappresentato, a nome di tutta la comunità, sentimenti di «dolore e orrore per l’escalation militare e per la conseguente crisi umanitaria in corso in Palestina». Sapienza si è impegnata a favorire «la discussione, il confronto e la libera espressione del dissenso, purché non diventi prevaricazione. In particolare nel documento è stato ribadito l’impegno alla realizzazione di corridoi umanitari e di ulteriori azioni di accoglienza, sostegno e solidarietà per le comunità accademiche coinvolte dal conflitto».

La reazione al documento sono stati i momenti di forte tensione al corteo degli studenti della Sapienza, promosso dal Coordinamento dei Collettivi al grido di «Fuori la guerra dall’università», per protestare contro la guerra in Israele. Il corteo, che si è snodato per i viali dell’ateneo romano, è stato bloccato dalle forze dell’ordine al momento di uscire su viale Regina Elena.

Ci sarebbero stati dei fermati e dei feriti, secondo quanto riferito dagli stessi studenti, che più volte hanno contestato la stessa Rettrice Polimeni, «rea» secondo loro di non prendere posizione tra Israele e Palestina.

«La mia vicinanza alla Rettrice, Antonella Polimeni», ha commentato la ministra dell’Università Anna Maria Bernini. «Quello sta accadendo all’Università La Sapienza è vergognoso. La protesta legittima non può mai sfociare in violenza e prevaricazione. La decisione del Senato evidenzia che la comunità accademica non accetta imposizioni da una minoranza che vorrebbe isolare le università italiane dal contesto internazionale. La ricerca non si boicotta». Anche la Conferenza dei rettori «accoglie con seria preoccupazione le notizie di nuovi scontri fra studenti e forze dell’ordine alla Sapienza». Come ribadito più volte nelle ultime settimane «la violenza non è mai accettabile, da nessun punto di vista e in nessuna forma - ha detto Giovanna Iannantuoni, presidente della Crui - È ancora più irricevibile quando tenta di forzare una decisione assunta democraticamente da un organo di governo di una università. Gli atenei italiani sono e saranno sempre il luogo di confronto di idee e cultura. La rettrice Polimeni ha tutta la mia solidarietà».

Secondo quanto raccontano i ragazzi della Fgc almeno tre ragazzi sarebbero stati fermati e ci sarebbero dei feriti. «Di fronte alla mobilitazione degli studenti di oggi la risposta della Sapienza è stata nuovamente un Senato Accademico blindato e la celere. L’ateneo è disposto a caricare i propri studenti piuttosto che ascoltare le istanze di migliaia tra studenti, ricercatori e docenti. La Rettrice si assuma le sue responsabilità: dimissioni immediate!», scrivono sui social.

«Durante il corteo hanno fermato due compagni, vogliamo raggiungere la questura ma la polizia ci impedisce di passare e carica gli studenti. Inoltre il Senato accademico delibera condannando il massacro e chiedendo il cessate il fuoco, ma è solo una dichiarazione per pulirsi la coscienza. Neanche una parola sugli accordi. Nessuna intenzione concreta di interrompere la complicità con il genocidio. La risposta del Senato alle nostre richieste è vergognosa. E sono vergognose le cariche della polizia». Lo affermano e poi scrivono sui social i giovani del coordinamento Collettivi Sapienza. 'Assassinì gridano i giovani de La Sapienza, che battono i piedi e scandiscono slogan. Ci sono stati attimi di tensione quando il gruppo di manifestanti ha tentato di rompere il presidio della polizia davanti al rettorato che rimane chiuso. La rettrice è il primo bersaglio degli studenti. «Polimeni scendi giù», urlano i manifestanti scontenti dopo aver appreso i contenuti del documento varato da Cda e Senato accademico dell’ateneo. La polizia osserva.

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