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Sit in per dire no alla Venere degli Stracci: "E' brutta e costa, è una cineseria che non rappresenta Napoli"

I promotori dell’iniziativa, nata grazie al tam tam sui social e senza padrini politici alle spalle, nel pomeriggio si sono dati appuntamento in piazza dove, armati di microfono, hanno dato voce alle critiche di chi, reclutati sui social o semplici passanti, non ama l’opera dell’artista piemontese data alle fiamme e ora di nuovo al centro della piazza

Una sorta di Speakers Corner modello Hyde Park per dire che «Napoli non è una città radical chic» e che l’opera di Michelangelo Pistoletto esposta in piazza Municipio, La Venere degli Stracci, «è uno spreco di soldi e una cineseria che non rappresenta Napoli».

I promotori dell’iniziativa, nata grazie al tam tam sui social e senza padrini politici alle spalle, nel pomeriggio si sono dati appuntamento in piazza dove, armati di microfono, hanno dato voce alle critiche di chi, reclutati sui social o semplici passanti, non ama l’opera dell’artista piemontese data alle fiamme e ora di nuovo al centro della piazza.

Per tutti una foto ricordo dietro uno striscione su cui campeggia la scritta "Napoli non è radical chic". «L'iniziativa civica di oggi - spiega uno dei promotori, Massimo Cascone - nasce dal dissenso di molti cittadini verso un’opera d’arte che viene vista come un oltraggio alla tradizione dell’arte partenopea.

L’ennesimo sgarbo di questa amministrazione alla città, trasformata ad uso e consumo dei turisti in una città vetrina. Peraltro l’opera si poggia sulla dicotomia tra bellezza e sporcizia come a dire che Napoli è una citta sporca. Non possiamo accettarlo e non riusciamo a immaginare che questa opera rimanga in città».

Sostegno all’iniziativa è arrivato anche dalla consigliera regionale Maria Muscarà: «E' bello constatare - sottolinea - come spontaneamente alcuni cittadini, anche di idee diverse tra loro, e che non si conoscono, siano scesi in piazza spinti dalla stessa idea e cioè che Napoli non ha bisogno di queste manifestazioni pseudo culturali che costano un sacco di soldi. Questa statua è esteticamente brutta e non rappresenta nulla di Napoli, se non la sua parte peggiore. Inoltre non è stata donata, ma l’abbiamo pagata 250 mila euro, abbiamo pagato anche il viaggio di ritorno di un orrore che rimarrà qui a Napoli ospitato non so con quale disinvoltura all’interno della basilica di San Pietro ad Aram e non so come il vescovo abbia dato il permesso di mettere questa venere erculea, che non è né nel radical nè chic, all’interno di una chiesa». Tra i partecipanti al sit in di protesta anche Raffaele Bruno, segretario nazionale del Movimento Idea Sociale.

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