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I giudici: non si esclude che sia stata la madre a uccidere Saman Abbas

«Gli imputati Abbas Shabbar e Shaheen Nazia» hanno «letteralmente accompagnato la figlia a morire» e non «si esclude che sia stata» la madre «l'esecutrice materiale». E’ quanto si legge nelle oltre 600 pagine delle motivazioni della sentenza della Corte di assise di Reggio Emilia che motiva le responsabilità del padre e della madre di Saman Abbas, la pachistana uccisa, entrambi condannati all’ergastolo. I giudici hanno condannato anche lo zio a 16 anni.

La decisione di uccidere Saman Abbas sarebbe stata concordata dai genitori nel corso delle telefonate con lo zio Danish Hasnain e questo lo dimostrerebbero le condotte dei due in occasione dell’uscita di casa con la figlia, documentate dalle telecamere la notte del 30 aprile 2021. "Anzitutto il fatto che - lo si può affermare con sconfortante certezza - gli imputati Abbas Shabbar e Shaheen Nazia abbiano letteralmente accompagnato la figlia a morire».

«Può dirsi indiziariamente accertata la comune volontà degli imputati di commettere l’omicidio della loro stessa figlia, la presenza di entrambi sul luogo del delitto, e il comprovato apporto fornito alla realizzazione dell’evento». Per i giudici (presidente Cristina Beretti, estensore Michela Caputo) «eloquenti ed espressivi» sono le movenze e il contegno dei due, ripresi dalle telecamere del casolare di Novellara, la notte del 30 aprile 2021. La madre, in modo fermo e determinato, bloccando con un gesto risoluto il marito, si inoltra sulla carraia con Saman - "per quel minuto che non consente di escludere sia stata lei l'esecutrice materiale».

Il marito, che «si mostra tormentato, assumendo atteggiamenti che danno conto della drammaticità di ciò che sta accadendo, ma che lui resta ad osservare, senza far nulla». Confermando così «la sua adesione psicologica piena al fatto».

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