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La stilista Carlotta Benusiglio trovata impiccata, l'ex fidanzato assolto definitivamente

Dopo quasi 8 anni, si chiude definitivamente il caso della morte di Carlotta Benusiglio, la stilista 37enne trovata impiccata con una sciarpa ad un albero nei giardini di piazza Napoli, a Milano, il 31 maggio del 2016. L'ex fidanzato Marco Venturi, che era stato l’ultima persona a vederla viva quella notte e con il quale la donna aveva avuto l'ennesimo litigio, è stato assolto anche in Cassazione da tutte le accuse. La sentenza emessa dalla Suprema Corte, che ha rigettato tutti i ricorsi, conferma quella della Corte d’Assise d’appello milanese che lo scorso ottobre ha assolto l’ex compagno da ogni accusa «perché il fatto non sussiste».

Nel processo di primo grado per omicidio volontario, Venturi era stato condannato dalla gup Raffaella Mascarino a 6 anni di reclusione per «morte come conseguenza di altro reato», cioè lo stalking che l’uomo avrebbe portato avanti negli anni nei confronti della stilista. Secondo la giudice, infatti, non si era trattato di un omicidio, bensì di un suicidio o di un atto dimostrativo finito in tragedia e causato dai comportamenti persecutori di Venturi.

Niente di tutto questo è stato confermato in secondo grado, perché i giudici hanno ritenuto «inesistente» lo stalking, mettendo nero su bianco, tra l’altro, che su questa vicenda non ci sarebbe stato bisogno nemmeno di un processo, ma bastavano gli esiti «dell’incidente probatorio», ossia della perizia che stabilì che si era trattato di suicidio. Verdetto confermato oggi in Cassazione (in attesa delle motivazioni), alla quale la Procura generale di Milano si era appellata sostenendo stavolta direttamente il reato di morte come conseguenza dello stalking (era prescritto tra l’altro) e non più l’omicidio, per cui i pm avevano chiesto 30 anni di carcere.

La stessa Procura generale di Cassazione stamani ha chiesto di rigettare il ricorso del pg milanese in quanto «inammissibile e infondato». E ha anche sottolineato, come riferito dal nuovo legale della sorella e della madre di Benusiglio, l’avvocato Niccolò Vecchioni, come le indagini avrebbero dovuto orientarsi semmai verso l’ipotesi di istigazione al suicidio. Un’ipotesi di reato, questa, per la quale Venturi, all’inizio solo testimone, ad un certo punto era stato iscritto nel registro degli indagati. Sembrava che quell'accusa potesse essere archiviata, ma poi si era addirittura trasformata in omicidio volontario.

In aula oggi ha preso la parola anche l’avvocato Vecchioni, che assiste la famiglia, la quale ha sempre sostenuto che quello della 37enne non è stato un gesto estremo. Secondo i familiari e la Procura milanese, Benusiglio sarebbe stata strangolata al culmine di una lite e poi sarebbe stato inscenato il suicidio. Oggi per Venturi è arrivata l’assoluzione definitiva. «Al di là della soddisfazione professionale per il risultato conseguito - ha commentato il difensore, l’avvocato Andrea Belotti - resta in me un sentimento di profonda amarezza per aver visto e sentito una persona additata per 8 anni come il mostruoso autore della morte della propria compagna da molta, troppa stampa, agevolata da scelte giudiziarie incomprensibili».

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