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L'arresto di Toti: almeno altri dieci indagati. C'è anche Paolo Piacenza, commissario del porto di Genova

Ci sono almeno altri dieci indagati, oltre ai 25 indicati nell’ordinanza, nell’ambito dell’inchiesta che ha portato all’arresto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti. Tra questi Paolo Piacenza, dall’8 settembre 2023 commissario straordinario dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale. E’ indagato per abuso d’ufficio. Gli uffici e la residenza di Piacenza sono stati perquisiti dalla guardia di finanza.

A casa di Spinelli 200mila euro, venerdì Toti dal gip

Chi cerca trova. E la Guardia di finanza a casa dell’imprenditore Aldo Spinelli, indagato nell’inchiesta per corruzione della procura genovese assieme al governatore Giovanni Toti e all’ad (sospeso) di Iren ed ex presidente dell’authority portuale Paolo Signorini, ha trovato 200 mila euro in contanti. Il denaro è una parte dei 570 mila euro di cui la gip Paola Faggioni ha disposto il sequestro preventivo. Il sequestro è chiesto anche nei confronti dell’allora presidente dell’autorità portuale Paolo Signorini e del figlio di Spinelli, Roberto, perché «profitto dei reati di corruzione contestati». E si leggono le carte sequestrate per capire meccanismi corruttivi, procedure, coinvolgimenti.

Intanto è passata la prima notte ai domiciliari per il governatore Toti nell’appartamento che occupa in piazza Piccapietra a Genova. Una notte che dev'essere stata lunga, passata probabilmente a studiare il fascicolo in attesa di vedere il proprio avvocato, Stefano Savi. «Chi ha potuto sentirlo - ha detto il presidente ad interim Alessandro Piana - mi ha detto che il presidente è sereno e disposto a collaborare e a chiarire tutto quello che c'è da chiarire».

Il difensore di Toti, Stefano Savi, in un video diffuso dalla Regione, dice che il governatore sta studiando le carte e che spiegherà «forme che hanno potuto indurre equivoci ma che in realtà non hanno mai sconfinato in nulla di illecito».

Intanto il gip ha già fissato per Toti l’interrogatorio di garanzia che si terrà venerdì mentre il capo di gabinetto Matteo Cozzani e Spinelli verranno sentiti sabato. Domani sarà il turno di Paolo Signorini, che si trova nel carcere di Marassi. La procura va a caccia degli imprenditori coinvolti e nell’ordinanza si legge che tra i finanziatori di Change, la fondazione che faceva capo a Toti, e il Comitato Giovanni Toti, oltre agli imprenditori portuali ci sono anche quelli che si occupano di rifiuti e discariche. Come Pietro Colucci, imprenditore campano che nel '21 gestiva alcune discariche nella provincia di Savona destinate allo smaltimento di rifiuti speciali non pericolosi con recupero di materiali e di energia elettrica da biogas. E’ in quell'anno che la procura di Genova lo indaga, per finanziamento illecito ai partiti con Toti (in particolare alla formazione politica del presidente) per corruzione.

Secondo gli investigatori tra il 2016 e il 2020 Colucci, tramite le sue società, aveva finanziato con 195 mila euro Toti. In quello stesso periodo «le società riconducibili al gruppo Colucci - si legge nell’ordinanza - avevano avuto come interlocutore istituzionale la Regione Liguria, competente al rilascio di autorizzazioni in materia di gestione delle discariche. Tutti i finanziamenti provenienti dalle società del gruppo riconducibile a Colucci e diretti al Comitato Change e al Comitato Giovanni Toti Liguria non erano stati deliberati dai rispettivi organi sociali e, in alcuni casi, non erano neppure stati inseriti in bilancio».

Insomma l’inchiesta si allarga: in serata si apprende che è indagato pure il commissario del porto Paolo Piacenza per abuso d’ufficio e spunta il sospetto che ci sia una talpa. All’ipotesi lavora la Gdf alla luce di quanto emerso dalle intercettazioni ambientali. Il 30 settembre del 2020 i fratelli Arturo e Italo Testa, iscritti a FI in Lombardia e da ieri sospesi dal partito, vengono a Genova per incontrarsi con alcune persone della comunità riesina. A quell'incontro si avvicina un uomo che «Viene riconosciuto in Umberto Lo Grasso (consigliere comunale totiano) che dice a Italo Testa: «Vedi che stanno indagando, non fate nomi e non parlate al telefono». Testa dice: «si lo so, non ti preoccupare …. L’ho stutato ("spento» in dialetto, ndr)». Questa condotta, scrive il gip, "appare integrare il delitto di favoreggiamento personale, avendo il predetto fornito un aiuto a eludere le investigazioni a loro carico». Chi ha avvisato Lo Grasso? una talpa, visto che Stefano Anzalone, totiano anche lui e indagato, è un ex poliziotto che ha agganci tra le forze dell’ordine? Oppure è millanteria di Anzalone che dopo le elezioni voleva togliersi di torno i Testa e non onorare le promesse fatte in cambio dei voti.

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