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Valditara e l'investimento sull'istruzione: “Tre miliardi per i nuovi contratti dei docenti. Dante? Guai a ripudiarlo”

«Ho chiesto e ottenuto che la scuola possa avere altri 3 miliardi per il nuovo contratto dei docenti, con una media di aumenti 160 euro al mese. Tra l’anno scorso e il 2024 parliamo di quasi 300 euro al mese di aumenti». Così il ministro dell’istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, al Festival dell’economia di Trento.
«La scuola è fondamentale e i docenti devono essere nuovamente riconosciuti socialmente, anche garantire loro la giusta retribuzione. Il contratto è stato il mio primo atto. Ma non ci fermiamo a questo: con il docente di recupero, il docente tutor, il docente orientatore, la scuola estiva, diamo la possibilità di integrare arricchire ulteriormente le retribuzione», ha concluso.

Alunni stranieri e i talenti

«Sugli alunni stranieri abbiamo trovato una soluzione efficace, perché il tasso di dispersione scolastica degli studenti stranieri oggi è superiore al 30%. L'idea è stata quella di promuovere una formazione specifica per docenti di lingua italiana per ragazzi di primo arrivo che non conoscono l’italiano». ha proseguito Valditara che poi si è soffermato sulla questione del merito. «I talenti sono fondamentali, ci sono tante diverse intelligenze tutte di pari dignità: vanno valorizzate e individuate e dare opportunità a ognuna di loro. Ci sono ragazzi che hanno una intelligenza concreta, per essere magari cuochi, tecnici - ha spiegato il ministro - e va data loro l’opportunità di realizzarsi. Quindi l’idea è quella di una scuola costituzionale che valorizza la persona. Questa è la sfida del merito: il merito non è raggiungere livelli astratti di intelligenza ma dare il meglio di ciò che ciascuno può offrire, con impegno».

Autorevolezza dei docenti e... Dante

«Bisogna riportare nelle scuole la cultura del rispetto verso l’altro. Ridare autorevolezza ai docenti, perché svolge una funzione fondamentale per i nostri giovani», ha sostenuto il ministro, trovando spazio anche per la questione Dante. «Ripudiare lui che è il pilastro della lingua e della cultura italiana, significa rifiutare noi stessi»

 

 

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