«Che dire poi di chi, dopo avere gettato il seme, incalza da presso i campi e spiana i cumuli di terra poco grassa, e porta l’acqua corrente sui seminati; e quando il campo riarso soffre la calura con le erbe morenti, porta giù l’acqua dal ciglio della collina? E l’acqua cadendo fra le pietre levigate produce un lieve mormorio e coi suoi zampilli ristora i campi aridi": Virgilio, nelle Georgiche, parla di un tempo in cui l’armonia tra la natura e l’uomo non si era ancora spezzata, e alla durezza della siccità si poteva rimediare facendo giungere da un altrove poco distante la freschezza dell’acqua.
La situazione agricola in Sicilia nel 2024
Nella Sicilia di questo 2024 - la stessa isola alle cui Muse il Poeta romano si rivolse nel segno di Teocrito, inventore della poesia bucolica, e in cui fece viaggiare Enea - non è più così e giugno, che dovrebbe essere mese di fermento e preparativi per i contadini, vede le mietitrebbie ferme e il silenzio prendere il posto del fragore dei macchinari. «Non ho mai visto una siccità simile», racconta Antonio Li Puma, 82 anni, produttore cerealicolo e allevatore, guardando desolato i campi delle valli delle Basse Madonie: centinaia e centinaia di ettari, a perdita d’occhio, quasi totalmente brulli. Anche quelli dedicati ai foraggi e i pascoli naturali, un durissimo colpo anche per la zootecnia. «Dalle zone di Alimena e Bompietro e in genere dalle Madonie - spiega Camillo Pugliesi, presidente della Cia Sicilia Occidentale - provengono alcuni tra i migliori grani duri siciliani, anche biologici, ma la quasi totale assenza di pioggia ha avuto la meglio. Quest’anno non c'è raccolto, neanche di foraggi, a fronte invece di tutte le spese affrontate dai produttori. Spese tra l’altro lievitate parecchio rispetto agli altri anni. Nessuno può permettersi di non incassare un euro dopo averne spesi a migliaia, serve un intervento di sostegno immediato. C'è il serio rischio di chiusura di tante aziende e di perdita di un ricchissimo patrimonio cerealicolo e zootecnico».
Testimonianze di agricoltori siciliani
Li Puma ha un volto che oltrepassa il tempo e potrebbe essere uno dei contadini ai quali si rivolgeva Esiodo ne 'Le opere e i giornì: «Semina il maggesse quando la terra è ancora leggera; girala a primavera; dissodata ancora d’estate non tradirà le tue attese», scriveva il Poeta greco dando indicazioni precise sui tempi del lavoro nella campagna. «Ho fatto sempre l’agricoltore - dice Li Puma - ed è la prima volta che mi trovo davanti a una situazione del genere, una siccità mai vista. Non soffrono solo le piante, ma anche gli animali... neanche i cinghiali selvatici trovano cibo. Abbiamo affrontato tutte le spese, ma non raccoglieremo nulla, non ci sarà un chicco di grano. E’ la morte dell’agricoltore». «Mai vista un’annata così pessima - gli fa eco un altro produttore e allevatore, Giovanni Folisi - per seminare i miei campi a grano e foraggio ho speso in tutto 30 mila euro e non incasserò nulla. Anzi devo adesso comprare il fieno per gli animali, il cui prezzo è triplicato: per una rotoballa se prima si spendevano 25 euro ora ce ne vogliono 80-100. A parte i prezzi, è comunque una situazione insostenibile, perchè non abbiamo acqua da dare al nostro bestiame. Avevo una sessantina di capi, ho dovuto venderne una trentina. Non so se cercare di resistere ancora o chiudere».
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