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Ponte Stretto, un'associazione chiede all'Unione Europea procedura d'infrazione contro l'Italia

«Invece del ponte» ha presentato alla Direzione generale del mercato interno, dell’industria, dell’imprenditoria e delle Pmi della Commissione europea richiesta per valutare l’apertura di una procedura d’infrazione da parte dell’Unione europea a carico dell’Italia sull'appalto per la progettazione e costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. La denuncia, presentata lo scorso 20 giugno, segnala che i provvedimenti adottati nel 2023 da governo e parlamento italiani per riattivare i contratti potrebbero violare la direttiva 2014/24/Ue che obbliga a bandire una nuova gara d’appalto se il valore del contratto cresce oltre il 50% del valore iniziale. Rilevato che il progetto non espone i necessari elaborati di stima né il piano economico e finanziario, viene evidenziato che il documento Ger0332 ("Aggiornamento analisi costi-benefici") riferisce soltanto un costo totale dell’investimento di 13,5 miliardi di euro, di cui 10,855 miliardi per «affidamento al contraente generale», come si legge nella tabella 3 di pagina 27.

Secondo l’associazione, in base al piano economico e finanziario dell’opera sottoscritto il 21 settembre 2009, Il valore originario del contratto era 3 miliardi 879.600.000 euro, e l’aggiornamento prezzi contrattualmente previsto lo portava a 4 miliardi 544.906.000 euro. La maggiorazione intervenuta a marzo 2009 aveva portato il corrispettivo totale a 4 miliardi 969.530.000 euro. L’incremento di costo risultante dal progetto definitivo è dunque compreso fra il 179,8% e il 118,4% di ogni precedente valore, importi che superano di molto (ben oltre il doppio) il limite di incremento posto dall’art. 72 della direttiva 2014/24/Ue (recepita da decreto legislativo 50/2016 e modifiche e integrazioni) secondo cui «l'eventuale aumento di prezzo non deve eccedere il 50% del valore del contratto iniziale».

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