Questo sito contribuisce all’audience di Quotidiano Nazionale

Il bracciante morto a Latina, arrestato il titolare dell'azienda. Il gip: "Poteva essere salvato"

I carabinieri della compagnia di Latina hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip di Latina, nei confronti di Antonello Lovato, titolare dell’azienda nella quale lavorava Singh Satnam, il 31enne indiano deceduto il 19 giugno scorso dopo essere rimasto vittima, nei giorni precedenti, di un incidente sul lavoro a Latina. Sulla scorta delle risultanze della consulenza medico legale la procura ha variato l’ipotesi di reato inizialmente configurata (omicidio colposo) ed ha contestato il reato di omicidio doloso con dolo eventuale. La consulenza medico legale ha accertato che dove l’indiano, deceduto per la copiosa perdita di sangue, fosse stato tempestivamente soccorso, si sarebbe con ogni probabilità salvato. Le condizioni del lavoratore dopo l’infortunio sono risultate talmente gravi da rendere evidente la necessità di un tempestivo soccorso. Allo stato deve dunque ritenersi che la decisione di omettere il doveroso soccorso abbia costituito accettazione del rischio dell’evento letale ed abbia integrato la causa che ha direttamente determinato il decesso. Le indagini proseguono con l’obiettivo di valutare altri eventuali delitti connessi, con riguardo specificamente all’accertamento delle condizioni di lavoro.

«Prescindendo da valutazioni etiche (irrilevanti per il diritto penale) che pure si imporrebbero a fronte di una condotta disumana e lesiva dei più basilari valori di solidarietà, non può sottacerti che l’indagato si è intenzionalmente e volontariamente disinteressato delle probabili conseguenze del suo agire». E’ quanto scrive il gip di Latina, Giuseppe Molfese, nell’ordinanza cautelare a carico di Antonello Lovato, titolare dell’azienda agricola dove lavorava Singh Satnam. Nell’ordinanza il giudice ricostruisce quanto avvenuto il 17 giugno a Cisterna di Latina. Per il gip «è Lovato, che, contrariamente a quanto dovuto, carica il corpo nel furgone e separatamente l’arto amputato e, sempre il Lovato, abbandona il corpo e l’arto a via Genova, dandosi alla fuga». Per il tribunale di Latina è di tutta evidenza la circostanza per la quale l’indagato non voleva la morte del suo bracciante indiano, ma per la condotta posta in essere e le lucide modalità operative (sconfessate solo delle sue dichiarazioni, a tenore delle quali avrebbe agito nei termini descritti perché sotto shock) - è detto nell’ordinanza - ha ragionevolmente previsto il probabile decesso del Satnam, accettando consapevolmente il rischio».

Le condizioni del bracciante «in stato di semi incoscienza, con un braccio amputato e copiosa perdita ematica, rendono, per la valutazione di chiunque, inevitabile l’evento mortale, soprattutto in assenza di un repentino intervento sanitario.» I comportamenti successivi all’abbandono del corpo «argomentano e caratterizzano univocamente la condotta omicidiaria - scrive il gip -, proprio nei termini descrittivi del dolo eventuale». L'indagato ha omesso di chiamare i soccorsi, «fugge con il furgone, provvede a ripulire il sangue: la principale finalità dell’indagato era di tutta evidenza quella di celare l’accaduto, d’altra parte, un suo lavoratore, irregolare sul territorio nazionale, privo di contratto, sguarnito di protezioni anti-infortunistiche e adoperando strumentazione da lavoro non certificata, si era amputato un braccio, perdeva copiosamente sangue e aveva subito altre gravi lesioni». Pur «di nascondere e dissimulare la realtà, con condotta intenzionale, ha posto in essere tutti gli accorgimenti descritti, anche a costo di concretizzare l’evento mortale che, progressivamente, si poneva dinanzi a lui», aggiunge il gip.

La comunità indiana: "Inammissibile non soccorrere"

«Stavamo aspettando questa notizia, eravamo arrabbiati». Con queste parole Gurmukh Singh, presidente della comunità indiana del Lazio, commenta la notizia dell’arresto di Antonello Lovato, il proprietario dell’azienda agricola di borgo Santa Maria che ha abbandonato il bracciante indiano Satnam Singh davanti casa dopo aver perso un braccio in un incidente sul lavoro. «La cosa più brutta che ha fatto è stata quella di lasciarlo davanti alla sua abitazione invece di portarlo all’ospedale. Un incidente può capitare, ma non chiamare i soccorsi è inammissibile», le parole di Gurmukh Singh.

Il sindaco di Latina: "Il Comune parte civile al processo"

«Ringrazio, a nome della comunità che rappresento, la magistratura e le forze dell’ordine per il loro impegno e il loro lavoro incessante volto a fare luce sulla morte di Satnam Singh», così il una nota il sindaco di Latina Matilde Celentano. «Da quanto apprendo dalla stampa - prosegue la nota del sindaco di Latina -, la consulenza medico legale avrebbe accertato che, se fosse stato tempestivamente soccorso, si sarebbe con ogni probabilità salvato. E’ per questa ragione, la stessa che ha profondamente toccato tutti i cittadini di Latina, che rinnovo l’impegno dell’amministrazione comunale a seguire da vicino gli sviluppi di questa vicenda e a collaborare con le autorità competenti. Come Sindaco sono consapevole dell’importanza di garantire la sicurezza e la giustizia per tutti i cittadini e della necessità di fare rete perché i diritti di tutti i lavoratori siano sempre rispettati. E’ per questo che ho accolto la richiesta che nei giorni scorsi mi è arrivata dall’intero Consiglio comunale di promuovere, ove ne ricorrano i presupposti, la costituzione di parte civile del Comune di Latina al futuro procedimento giudiziario a carico del datore di lavoro di Satnam Singh. Lo stesso farò in altri procedimenti giudiziari per caporalato».

Oggi in edicola

Prima pagina

Ancora nessun commento

Commenta la notizia