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Scomunicato il "ribelle" monsignor Carlo Maria Viganò: ecco le motivazioni

Monsignor Carlo Maria Viganò

La scomunica era annunciata: monsignor Carlo Maria Viganò, ex diplomatico del Vaticano e responsabile della prestigiosa Nunziatura negli Stati Uniti, è stato ufficialmente scomunicato dalla Chiesa cattolica. La decisione è stata presa dal Dicastero della Dottrina della Fede.

Motivazioni della scomunica

«Sono note le sue affermazioni pubbliche dalle quali risulta il rifiuto di riconoscere e sottomettersi al Sommo Pontefice, della comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti e della legittimità e dell’autorità magisteriale del Concilio Ecumenico Vaticano II», ha sottolineato l’ex Sant'Uffizio. Per Viganò è dunque scattata la scomunica 'latae sententiae', automatica, per il solo fatto di avere commesso il delitto di scisma.

Reazione di Viganò

Monsignor Viganò aveva deciso di non presentarsi e non difendersi nel processo penale extragiudiziale deciso a suo carico. «Non riconosco l'autorità né del tribunale che pretende di giudicarmi, né del suo Prefetto, né di chi lo ha nominato», aveva scritto in un comunicato intitolato «J'accuse», in cui ribadiva la sua avversità a Papa Francesco.

Conseguenze e prospettive future

Nonostante la scomunica, Viganò continua a celebrare la messa e a chiedere offerte per la sua fondazione, suggerendo l'intenzione di fondare una sua chiesa. La scomunica è la pena più grave nel diritto canonico, ma non è perpetua: se la persona si pente sinceramente, la pena può essere rimossa. Tuttavia, una marcia indietro da parte di Viganò appare difficile.

Reazioni e isolamento

In queste settimane, Viganò non sembra aver raccolto molta solidarietà, nemmeno dai Lefebvriani, che hanno preso le distanze da lui. Viganò aveva ampliato a dismisura il suo raggio di invettive, attaccando i gay e i vaccini anti-Covid, e scrivendo nel 2020 all’allora presidente Usa Donald Trump che «Siamo nella battaglia tra figli della luce e figli delle tenebre». Tuttavia, Trump non è intervenuto in suo soccorso.

La vicenda di Viganò segna un episodio significativo di conflitto all'interno della Chiesa cattolica, con possibili ulteriori sviluppi se Viganò dovesse continuare la sua crociata contro il Papa.

Cos'è la scomunica

La scomunica è una pena prescritta dal codice di diritto canonico comminata dalla Chiesa Cattolica, ma prevista anche dalle Chiese evangeliche e ortodosse, che implica l'esclusione di un suo membro dalla comunità dei fedeli a causa di gravi e ostinate infrazioni alla morale e/o alla dottrina riconosciuta. Un istituto simile (lo ḥerem) è conosciuto anche nell'ebraismo.

Storia

L'origine della scomunica in termini cristiani risale al detto di Gesù sul "legare e sciogliere" in Matteo 16,19 e Matteo 18,18, e Giovanni 20,23. L'apostolo Paolo prevede dei livelli di sanzioni disciplinari verso membri della Chiesa che hanno commesso gravi infrazioni, varianti da privazioni a livello sociale a piena esclusione dalla comunità. Nella Chiesa primitiva, la scomunica implicava un certo isolamento. Il termine appare per la prima volta in documenti ecclesiastici nel IV secolo. Nel XV secolo si cominciò a distinguere tra gli scomunicati che dovevano essere anche fisicamente allontanati (i vitandi) e quelli che potevano essere tollerati (i tolerati).

Descrizione

Nell'ambito del diritto canonico cattolico, la scomunica è la più grave delle pene che possa essere comminata a un battezzato. Essa lo esclude dalla comunione dei fedeli e lo priva di tutti i diritti e i benefici derivanti dall'appartenenza alla Chiesa, in particolare quello di amministrare e ricevere i sacramenti. La scomunica è una delle tre censure ecclesiastiche previste dal diritto canonico: le altre sono l'interdetto e la sospensione a divinis. La scomunica può essere inflitta solo a una persona fisica, laica o ecclesiastica, e cessa con l'assoluzione che può essere data non appena lo scomunicato si pente sinceramente della colpa commessa.

Anticamente esistevano vari gradi di scomunica: il "minore" o dei tolerati e il "maggiore" per i vitandi. Oggi, le scomuniche si definiscono latae sententiae se scaturiscono automaticamente da un comportamento delittuoso, e ferendae sententiae se devono essere inflitte da un organismo ecclesiale. Esistono anche scomuniche "riservate", che possono essere tolte solo da un vescovo o dalla Santa Sede.

Celebri Casi di Scomunica

  • Enrico IV (1076): scomunicato da papa Gregorio VII durante la lotta per le investiture.
  • Federico II di Svevia (1228): scomunicato per aver rimandato una crociata.
  • Elisabetta I d'Inghilterra (1570): scomunicata per eresia.
  • Vittorio Emanuele II: ricevette tre scomuniche da papa Pio IX per la sua politica ostile alla Chiesa.
  • Marcel Lefebvre (1988): scomunicato per aver ordinato vescovi senza mandato pontificio.
  • Emmanuel Milingo (2006): scomunicato per aver ordinato vescovi senza permesso e per aver preso moglie.
  • Alessandro Maria Minutella (2018): scomunicato per eresia e scisma.

La scomunica, pur essendo una pena di enorme gravità, è intesa come un invito al ravvedimento e alla riconciliazione con la Chiesa.

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