
Quando a fine novembre fu pubblicato lo studio che confermava l’esistenza di un giacimento d’acqua fossile nelle viscere dei monti Iblei la notizia suscitò un misto di curiosità e interesse. La presenza di 17 chilometri cubi di acqua che giace a una profondità tra i 700 e i 2500 metri era rivelata da una ricerca condotta dall’Università di Malta, dall’Ingv e dall’Università Roma 3. Si era nel pieno dell’autunno e nessuno sapeva che si stesse andando incontro a un inverno particolarmente avaro di piogge. Oggi, otto mesi dopo, abbiamo appreso dal Guardian e dall’Università di Catania che entro il 2030 un terzo del territorio della Sicilia diventerà un deserto e assistiamo impotenti a una siccità che ha avuto come immagine di riferimento il progressivo prosciugamento del lago di Pergusa. L’agricoltura, gli allevamenti, le città, la popolazione siciliana sono in sofferenza per la mancanza d’acqua e il 2030 dista poco più di cinque anni.
Quella ricerca oggi torna d’attualità. In Sicilia, anche se non in superficie, c’è una quantità d’acqua che attende da sei milioni di anni di tornare ad alimentare il virtuoso ciclo che abbiamo studiato alle scuole elementari. E bacini simili a quello degli Iblei si trovano sicuramente (anche se non sono stati ancora localizzati) in altre parti della Sicilia e importanti risorse si possono ricavare anche dal sottosuolo dell’Etna. Mentre gli enti di ricerca mirano ad approfondire lo studio per valutare un piano di sviluppo e un progetto di utilizzo di quelle acque, la politica si arrampica alla ricerca di soluzioni che nel breve e nel medio periodo possano dissetare la Sicilia sperando che la pioggia vada presto a rialimentare le falde sempre più asciutte.
«In questi otto mesi – risponde Lorenzo Lipparini, ricercatore Ingv-Università di Malta, professore all’Università Roma Tre e primo autore dello studio insieme a Roberto Bencini e Aaron Micallef – non siamo stati contattati né dalla Regione Siciliana, né dalla Protezione civile. Solo il Cnr, che stava curando delle ricerche per una rete di organizzazioni agricole, ci ha chiesto degli approfondimenti. Molto più interesse si è registrato a Malta, che ha esigenze di approvvigionamento idrico che è facile intuire, e in Libia, Tunisia, Marocco e in altri Paesi dell’Africa Settentrionale e Centrale nei quali le acque sotterranee possono sottrarre milioni di persone alla sete e al deserto. Lo studio è stato presentato anche a Oslo e a un convegno a Ragusa ma dalla politica siciliana e italiana non abbiamo colto interessamenti particolari».
Sarebbe complesso immettere queste acque nella rete idrica della Sicilia?
«Credo che non ci vorrebbe molto. All’altezza di Vizzini e Licodia l’acqua si trova a 7-800 metri sotto il livello del suolo. Non dovrebbe essere difficile intercettarla e riportarla in superficie. Credo che sia un progetto fattibile e con investimenti neanche considerevoli. Immagino – aggiunge il professor Lipparini – che questo giacimento possa rappresentare una scorta da utilizzare nei momenti di criticità. Un po’ come avviene per il gas che lo stockiamo nei mesi estivi, quando l’utilizzo è minimo, per poi utilizzarlo in inverno quando la richiesta è alta. Credo sia possibile allacciare questo polmone d’acqua alla rete siciliana e utilizzarlo quando le altre risorse idriche non sono sufficienti. I valori di questo giacimento sono importanti. Stiamo parlando di un bacino di 17 chilometri cubi di acqua solo in parte debolmente salmastra che potrebbe essere utilizzata per usi irrigui, per gli allevamenti e, riteniamo, con gli opportuni trattamenti anche a fini idropotabili».
Come si è arrivati alla scoperta del giacimento degli Iblei?
«Siamo partiti dai dati che erano disponibili relativi alla ricerche nella zona di idrocarburi. Qui si estrae petrolio da quasi 100 anni e sono attivi diversi campi di ricerca. Quando si effettuano questi test, si trova inevitabilmente e più in superficie l’acqua. Questa acqua per le aziende minerarie che puntano al gas o al petrolio sono inutilizzabili ma possono rappresentare un valore sociale notevole, e senza costi aggiuntivi, per milioni di persone. Penso alle ricerche che vengono condotte anche in Africa, in Medio Oriente o in altri Paesi. Le multinazionali del petrolio potrebbero mettere a disposizione delle popolazioni queste acque sotterranee dando allo sfruttamento dei giacimenti petroliferi anche un’impronta sociale che aiuterebbe le popolazioni ad accogliere con meno difficoltà la presenza delle trivelle».
In Sicilia è possibile ipotizzare altri giacimenti simili?
«Sicuramente sì. Andrebbero ovviamente ricercati partendo magari proprio dai risultati delle campagne di ricerca di idrocarburi fossili effettuate in altri territori. Poi c’è l’Etna che è un acquifero importante. Gran parte di queste risorse non vengono utilizzate. In questo caso non si tratta necessariamente di bacini fossili, che è pur probabile che esistano, ma di acque che andrebbero investigate e, dopo gli opportuni interventi di efficientamento, immesse nelle reti idriche. L’Etna è sicuramente molto ricca di acqua».
14 Commenti
Giuy di
21/07/2024 15:47
Dovremmo captare gli imput degli studiosi e sostenere i lumi della ricerca scientifica in contemporanea X prevenire e ancorché dare soluzioni alle problematiche dei viventi.........grazie
Elzeviro
21/07/2024 15:56
Intanto andrebbero riparate tutte le condutture idriche dell'isola (con riparate intendo rifatte per durare 30 anni, e pazienza che l'amico elettore che campa rattoppando condotte idriche vedrà diminuire di molto il proprio fatturato). Poi riparati e potenziati i serbatoi comunali. Poi aggiornati e riattivati i dissalatori esistenti. Poi si può pensare al lago a 1 km di profondità da depurare.
Pietro
21/07/2024 16:12
Bisogna raccogliere l acqua , dissalatori e recupero acque reflue per l agricoltura , scavare pozzi fa si che si abbassino le falde fino all'estinzione , ci vogliono gente con le .... Che sanno cosa fare senza pensare al breve momento ma al futuro della Sicilia
Tina
21/07/2024 17:48
Questa notizia dei " giacimenti" di acqua e' importantissima. Occorrerebbe che tutti gli enti che gestiscono la Sicilia: Comuni,Provincie, Prefetti, Regione e Stato si facessero immediatamente carico di trovare le soluzioni piu' idenne e rapide per estrarre l'acqua da questi giacimenti. Non c'e' piu' tempo.
Salvatore
22/07/2024 01:47
În Sicilia non cresce erba e neanche lavoro con queste teste
Alfredo Giordani
22/07/2024 07:21
Tanto impegno e ricerca sempre evitando di attaccare le vere e principali cause del dissesto climatico. Anzi, ricorrendo alle imprese tossiche estrattive, che sono le prime attrici in questo disastro. Dovremmo addirittura ringraziarle.
Fernando
22/07/2024 12:40
Da secoli, prima che le tecnologie moderne prendessero piede, i Paesi Arabi desalinizzano l'acqua del mare usando nell'unico modo coerente ed intelligente l'energia naturale del sole... Ogni anno che il nostro sole ci regala i suoi massimi (o pensate di ammirare le aurore fino in Grecia perché il sole è in una fase di quiete?!) e con questi periodi molto caldi poco piovosi complici i cambi delle correnti oceaniche e relative temperature (non secchi! L'umidità atmosferica determina la siccità...) facciamo sempre le stesse storie, stucchevoli. E direi: intanto chissà quanti metricubi di acqua si perdono ogni secondo sotto i nostri piedi, grazie ad una rete idrica cittadina colabrodo, complici anche le radici degli alberi che tutto distruggono (o vogliamo ignorare la realtà per fare gli ambientalisti a tutti i costi?!).
Alessandra
22/07/2024 15:04
Io intanto faccio la danza per la pioggia ....forse funziona☺️
Stefano fontana
22/07/2024 16:02
Venticinque anni fa, il presidente della CMC di Argenta, Donigaglia, mi disse di aver presentato agli uffici della regione progetti per la sistemazione delle dighe incompiute e la captazione di acque dolci da un enorme bacino sotto l'Etna. Replicai semplicemente se avesse idea di chi fossero i suoi interlocutori. Ovviamente, non se ne fece nulla.
Mario Moschetto
22/07/2024 20:11
Quanto appena letto in questo articolo sta a dimostrare quanto disinteresse c'è da parte di chi ci governa. Ma ciò che stupisce è l'inerzia e il disinteresse del popolo per quanto accade. Non si riesce a comprendere questo attegiamento da parte del popolo che, sa soltanto lamentarsi m non riesce ad alzare l'ingegno per capire lchi sono i responsabili di qesti disastri. Si spendono fior di miliardi per finanziare guerre ingiuste ed inutili, che fralaltro non ci riguardano, e che sono a discapito nostro. La sanità soffre, la scuola e in alto mare e noi. bla bla bla ma non facciamo niente e lascimo che chi ci governa vivono da paperoni mentre noi moriami di fame di sete di giustizia. Forse saremo anche disposti ad accettare, anche a sittostare allo " Jus pimae noctae " qualora il governo ne facesse una imposizione. Ma insomma, cosa dovrebbe accadere per potere riaccendere l'orgoglio del popolo italiano?
Antonietta Barbusca
23/07/2024 04:44
.......e invece la politica pensa Ponte a un inutile e dannoso ponte invece di dirigere le risorse a trovare l'acqua che è fonte di vita per noi e per l'ambiente,e già!!!!!!
Roberto Rizzo
23/07/2024 09:58
Certo se era petrolio interessava. Ma l'acqua? Si capisce che amministratori abbiamo. A Nicolosi manca l'acqua da venti giorni e non si capisce perché. Fortuna che siamo sull'Etna.
Chiarenza Maria Gabriella
23/07/2024 11:46
L'articolo è molto interessante e sarebbe bene appoggiare al massimo questi ricercatori, ma sembra che la regione siciliana non sembra interessata però di contro qui in Sicilia abbiamo mancanza d'acqua e la paghiamo a peso d'oro😔 purtroppo questa è la Sicilia
Maria
24/07/2024 11:19
Nelle Madonie L'acqua LA RUBANO SPARITE DELIXIOSE CASCATELLE COPERTE CON LA GHIAIA DA UN ANNO ALL' ALTRO ABBIAMO VISTO CHIARE E Dolci ACQUE SOTTRATTE DA POTENTISSIMI MOTORI UN RETICOLO DI TUBI NERI SERPENTI CHE SI AGGROVIGLIANO SUGGENDO IMPORTANTI MQ DI BENE PUBBLICO!!! Autorità cechi civili?