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Payback per i dispositivi medici, le aziende temono il fallimento. Ecco cos'è

La sentenza della Consulta che riconosce legittima la norma sul payback per i dispositivi medici, imponendo una restituzione alle casse dello Stato da parte delle aziende che forniscono il servizio pubblico di quanto superato rispetto al tetto di spesa indicato, scatena la preoccupazione del comparto che teme gravi effetti economici e occupazionali, in particolare in Emilia Romagna dove c'è un importante distretto produttivo. Ma sono possibili, avvertono, ricadute sul sistema sanitario.

A poche ore dalla decisione dei giudici, Confindustria dispositivi medici rivolge un appello al governo chiedendo di "porre in atto le indispensabili misure per contenere i disastrosi effetti economici, occupazionali e sociali conseguenti alla sentenza. La filiera industriale dei dispositivi medici è un asset strategico per lo sviluppo del Paese e misure di questo tipo avranno ripercussioni anche sulla funzionalità del Ssn». Il presidente Nicola Barni spiega che "secondo la Corte, il payback sui dispositivi medici è un fondo sociale e costituisce un contributo di solidarietà; questa è un’interpretazione molto distorta - dice Barni all’ANSA - perché il payback avrà conseguenze devastanti sul sistema sanitario stesso che ha bisogno di questi prodotti e servizi per curare i cittadini».

I dispositivi medici rappresentano un’enorme fornitura al Servizio Sanitario Nazionale per l’operatività di ambulatori, reparti e sale operatorie: dagli stent alle tac, dalle analisi di laboratorio ai self-test, dai bisturi alle siringhe, dalle carrozzine alle protesi, apparecchi acustici, elettrocardiografi. Un mercato in Italia che vale 18,3 miliardi di euro tra export e mercato interno.

A parlare di una crisi irreversibile, per gestire la quale serve con urgenza un tavolo di crisi sono i presidenti delle associazioni regionali dei fornitori ospedalieri. Secondo le loro stime, 4mila imprese e 112mila posti di lavoro sono a rischio.

Inevitabilmente le Regioni cominciano a fare i conti sugli effetti della sentenza. «A questo punto basta un decreto ministeriale e noi possiamo mettere a bilancio, come voce attiva, le annualità che ancora a noi mancano di payback: dal 2019 ad oggi si tratta di 420 milioni» e «se il governo fa questo atto, noi togliamo l’incremento dell’addizionale Irpef», spiega Eugenio Giani. Il mancato ottenimento del rimborso delle aziende, secondo il governatore, è ciò che ha spinto la Regione all’aumento delle aliquote dell’addizionale regionale Irpef deciso a fine anno scorso, per evitare tagli alla sanità. Ma le parole di Giani provocano reazioni proprio fra le aziende. Sveva Belviso, presidente di Fifo Sanità, aderente a Confcommercio Imprese per l’Italia ricorda al governatore della Toscana i rischi per l’occupazione del settore.

Rischi citati anche in Emilia-Romagna, dove è forte la presenza di queste aziende. «Una sentenza così porta a prendere decisioni politiche: bisogna abrogare quella norma», afferma l'assessore allo sviluppo economico della Regione Emilia-Romagna, Vincenzo Colla. «Se vinci un bando, consegni dei materiali e a distanza di 5 anni ti chiedono una quota di ritorno, il libero mercato non può funzionare», rincara Colla. Ma c'è un altro tema e cioè che le risorse del payback sono indispensabili per far funzionare il sistema sanitario i cui fondi sono ridotti all’osso: «In tutti i modi la sentenza avrebbe creato un problema, qualsiasi soluzione non sarebbe andata bene». Colla, che ricorda di aver affrontato il tema del payback anche al tavolo sulla Bellco, promette un confronto con le realtà del territorio: «Con l’assessore alla salute Raffaele Donini abbiamo l’esigenza di fare una riunione con le associazioni imprenditoriali, avevamo già discusso e tutti aspettavamo la sentenza. Oggi i direttori generali sono costretti ad andare nella direzione di chiedere risorse».

La norma sul payback in Italia riguarda il settore farmaceutico e sanitario e rappresenta un meccanismo di controllo della spesa pubblica per i farmaci e i dispositivi medici. Ecco una descrizione dettagliata:

Cos'è il payback?

Il payback è un meccanismo di compensazione finanziaria che obbliga le aziende farmaceutiche e i produttori di dispositivi medici a rimborsare parte delle eccedenze di spesa sostenute dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Questo strumento è stato introdotto per garantire che la spesa sanitaria non superi determinati limiti di budget prefissati annualmente.

Come funziona?

  1. Determinazione del tetto di spesa: Viene stabilito un tetto massimo di spesa per i farmaci e i dispositivi medici a livello nazionale o regionale. Questo tetto è concordato tra il governo e le autorità sanitarie competenti.
  2. Monitoraggio della spesa: Durante l'anno, la spesa effettiva per i farmaci e i dispositivi medici viene monitorata e confrontata con il tetto prefissato.
  3. Calcolo dell'eccedenza: Se la spesa supera il tetto stabilito, viene calcolata l'eccedenza.
  4. Ripartizione dell'eccedenza: L'eccedenza viene ripartita tra le aziende farmaceutiche e i produttori di dispositivi medici in base alla loro quota di mercato o a criteri specifici stabiliti dalle normative.
  5. Rimborso: Le aziende coinvolte devono rimborsare una parte delle eccedenze di spesa al SSN, contribuendo così a riequilibrare il budget.

Obiettivi del payback

  • Contenimento dei costi: Ridurre e controllare la spesa pubblica per farmaci e dispositivi medici.
  • Efficienza: Incentivare le aziende a proporre prezzi competitivi e sostenibili.
  • Responsabilità: Coinvolgere i produttori nel controllo della spesa sanitaria.

Controversie e impatti

Il meccanismo del payback ha suscitato diverse controversie tra le aziende del settore, che spesso lo vedono come un onere finanziario eccessivo. Tuttavia, le autorità sanitarie lo considerano un strumento essenziale per mantenere la sostenibilità del sistema sanitario pubblico.

Il payback è una misura adottata anche in altri paesi, ma le modalità di implementazione possono variare. In Italia, rappresenta un elemento cruciale delle politiche di controllo della spesa sanitaria, contribuendo a garantire che le risorse pubbliche siano utilizzate in modo efficiente e sostenibile.

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